Un servizio scolastico alternativo che integri assistenza sanitaria e istruzione domiciliare. E’ quello prefigurato dal protocollo di intesa siglato da Miur e ministero della Sanità, che intendono permettere agli alunni con gravi patologie e rientrati a casa dall’ospedale di non interrompere il loro percorso di studi. I docenti, dice l’accordo, si recheranno a casa degli studenti malati seguendo la loro educazione con progetti personalizzati, impiegando anche computer e tecnologie per l’interazione a distanza e videoconferenze.
Il primo seminario nazionale sul servizio di istruzione domiciliare si è tenuto a Viareggio all’inizio di dicembre per definire un percorso integrato tra scuola, famiglia e sanità. Gli atti sono scaricabili dal sito Scuola in ospedale: online tra gli altri l’intervento di Alessandro Musumeci sulle opportunità offerte dalle nuove tecnologie per ridurre le situazioni di digital divide; linee guida per l’istruzione domiciliare; istruzione domiciliare e alunni in situazione di handicap; esempi di intervento organizzativo e didattico; accoglienza e approccio.
Prezioso il link a Storie Stagnanti, ipermedia presentato da Alberto Antinori, docente ospedaliero dell’istituto comprensivo di via Giulia di Roma.
E proprio dalla capitale arriva un’iniziativa che già realizza quanto previsto dal protocollo sull’istruzione domiciliare. E’ Albatros-un percorso di vita, progetto dell’associazione Pranarcem (PRivata Associazione NAzionale per la Ricerca di Cure Efficaci contro la Mucoviscidosi), che dopo la positiva esperienza di Iglesias ora porta la scuola a casa di un’alunna della scuola media Val di Lanzo a Roma. Grazie ai fondi che la Regione Lazio ha assegnato all’associazione, alla disponibilità del presidente del IV Municipio di Roma, del responsabile del settore informatico, del preside e dell’insegnante di sostegno, la ragazzina può interagire da casa, online e in videoconferenza, con i docenti e i compagni di classe.
Leggi tutto l’articoloPubblicato su: Sophialunedì 15 dicembre 2003