Passa per 150 voti la contestatissima IP Enforcement. Le aziende potranno esigere dai provider i dati degli utenti che infrangono la legge. A Strasburgo protestano i mediattivisti e le associazioni che tutelano le libertà digitali
Il Parlamento Europeo ha approvato ieri la famigerata IP Enforcement, la direttiva sulla proprietà intellettuale fortemente contestata nei giorni scorsi dalle associazioni che difendono la libertà e la privacy degli utenti della rete.A poco sono servite le proteste degli attivisti e gli emendamenti presentati da alcuni eurodeputati (Verdi, Sinistra Unita Europea, Liberali Europei e Popolari Europei) per cercare di mitigare i passaggi maggiormente restrittivi del testo.
Secondo il nuovo provvedimento, che uniforma la regolamentazione dei vari stati su tutte le espressioni della proprietà intellettuale (dai brevetti al copyright), i provider saranno obbligati a fornire i dati dei propri utenti che si servono della rete per commettere attività illegali a scopo commerciale. La direttiva, che suona come un vero e proprio giro di vite contro la pirateria organizzata, introduce però un principio di sorveglianza che viene definito “preoccupante” dai difensori delle libertà digitali.
Secondo Robin Gross, rappresentante di Ip Justice, “i dati personali dei cittadini europei dovranno essere forzatamente rivelati ad aziende come Vivendi Universal che potranno colpire ed estorcere denaro anche ai consumatori europei”.
Il riferimento non è casuale, dal momento che la contestatissima relatrice del testo, Janelly Fourtou, è anche la moglie presidente della multinazionale Vivendi, Jean-René Fourtou. Cosa che ha fatto subito gridare al conflitto di interessi.
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Pubblicato su: La stampa
mercoledì 10 marzo 2004