Un accordo di fine anno tra il ministro della Difesa e quello delle Comunicazioni ha finalmente sbloccato, anche in Italia, le frequenze per il WiMax, la tecnologia senza fili per l’accesso ad internet alternativa alle soluzioni via cavo e Dsl. A partire da giugno 2007 verranno resi disponibili più lotti di frequenze nella banda compresa tra 3.4 e 3.6 GHz.
Ma attenzione: non si tratterà di una liberalizzazione (così come era accaduto per il Wi-Fi) ma di un bando per l’assegnazione delle frequenze agli operatori di telecomunicaizoni. Potrebbe, quindi, essere una operazione simile alla gara per l’UMTS che ci ha portato ad avere tariffe di navigazione proibitive e inutilizzabili.
In passato anche il Wi-Fi in Italia era soggetto a concessione. Prima che l’unione uropea obbligasse l’Italia a recepire una direttiva europea chi utilizzava apparati wireless in casa o in ufficio (ma in teoria anche modellini radiocomandati e telecomandi per i cancelli) doveva pagare al ministero delle telecomunicazioni una tariffa annuale.
Ma per il Wi-Max, dopo i primi annunci in rete abbastanza fiduciosi (http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1832760 – http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=62111, http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2006/12_Dicembre/27/scheda_wimax.shtml), è subito scoppiata la preoccupazione per le possibili limitazioni dell’attuale bando (http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=5293, http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1837781&r=PI).
In particolare l’associazione Anti digital Divide http://www.antidigitaldivide.org/ mette in guardia sui pericoli di un bando costoso e limitato a pochi operatori.
Se l’operazione Wi-Max andrà per il verso giusto ci troveremo con abbonamenti Wireless di tipo FLAT a cifre di qualche decina di euro al mese (come per le ADSL); mentre, se sarà un doppione dell’UMTS, ci troveremo con piani tariffari a consumo incomprensibili che possono raggiungere i 50.000 euro al mese come è accaduto in questo caso: http://www.mytech.it/internet/articolo/idA028001067510.art