Fondi “tampone” alle scuole: che fare?

E’ trascorsa un’altra settimana di COVID-19 e in pieno weekend ecco arrivare un altro decreto, il DCPM n.  186 del 26 marzo 2020, scaricabile da qui.

Questo decreto stanzia delle risorse per le scuole, suddividendole in tre categorie:

– Lettere A – Risorse per piattaforme e strumenti digitali

– Lettera B – Risorse per dispositivi digitali e connettività

– Lettera C – Risorse per formazione del personale scolastico

Se approfondiamo la lettura del decreto è possibile notare che il punto A è finalizzato a “ consentire alle istituzioni scolastiche statali di dotarsi immediatamente di piattaforme e di strumenti digitali utili per l’apprendimento a distanza, o di potenziare quelli già in dotazione, nel rispetto dei criteri di accessibilità per le persone con disabilità”.

Il punto B, ha come obiettivo quello di “mettere a disposizione degli studenti meno abbienti, in comodato d’uso gratuito, dispositivi digitali individuali per la fruizione delle piattaforme e degli strumenti digitali di cui alla lettera a), nonché per la necessaria connettività di rete”. 

Il punto C è orientato a “formare il personale scolastico sulle metodologie e le tecniche per la didattica a distanza”.

 

Per ognuno di questi punti abbiamo analizzato opportunità e rischi.

Ecco alcuni consigli e attenzioni che come Associazione Dschola ci sentiamo di consigliare alle scuole e ai docenti.

 

Punto A – Piattaforme e strumenti digitali

Le scuole hanno la possibilità di acquistare dei servizi adatti a strutturare una didattica a distanza adeguata al livello della propria scuola.

Il punto focale, in questa fase di emergenza, è di non stravolgere la situazione che ha faticosamente preso avvio in questo mese, cercando di portare avanti quanto iniziato, potenziandolo e supportandolo ove necessario.

Riteniamo inutile la sostituzione “in corsa” di piattaforma ma è opportuno continuare a supportare docenti, alunni e famiglie con lo strumento che è stato scelto.

Che cosa può veramente acquistare la scuola?

Il decreto cita Piattaforme Didattiche. È risaputo che molte scuole hanno scelto di adottare piattaforme gratuite dedicate al mondo education.

Se si tratta di una scuola superiore, però, è possibile attuare una piattaforma LMS in casa, come Moodle o Jitzi, installabile e configurabile. Su questa piattaforma è possibile investire in hardware e software, anche per un futuro prossimo. Le scuole che usano licenze per software specifici nei laboratori possono pensare di estendere le licenze agli studenti (fotoritocco, cad, modellazione 3d, montaggio audio/video). Per i docenti che intendono produrre videolezioni può essere utile acquistare le licenze dei software preferiti dagli ideatori delle flipped classroom e dagli youtubers. Sicuramente non è il  momento di abbonarsi a un nuovo servizio e vedere che succede ma meglio potenziare quello che abbiamo o acquistare finalmente quello che abbiamo sempre usato in versione prova.

 

Punto B – Dispositivi digitali e connettività

E’ possibile acquistare dell’hardware da dare in comodato ai propri studenti.

Questo punto si articola in più aree di intervento.

 

Hardware

Iniziando a riflettere sull’hardware possiamo definire due punti: la scelta dell’hardware e la valutazione delle priorità con cui assegnare un dispositivo ai propri alunni.

Allo stato attuale occorre fare attenzione alla disponibilità delle singole aziende il rischio concreto è quello di acquistare vecchi prodotti o di riceverli a fine estate.

 

PC portatile

Potrebbe sembrare una scelta ovvia ma non è sempre una scelta ragionevole per alcuni motivi. In questo momento i notebook validi per il telelavoro sono già stati venduti quasi tutti, quello che rimane nelle scorte dei fornitori è spesso troppo caro o con caratteristiche stranamente obsolete e buone solo per la PA. Infine i tempi di consegna sono davvero a rischio.

Ecco a cosa stare attenti per individuare i pezzi da museo:

  • Disco Rigido tradizionale. Un hard disk tradizionale per Notebook offre prestazioni deludenti se non addirittura inaccettabili anche con un buon processore e tanta memoria ram. Evitare Assolutamente. Meglio un notebook con un SSD da 64 GB, un processore economico e soli 4GB di memoria che qualsiasi PC con hard disk. Le prestazioni sono sempre a favore dei computer con SSD (disco a stato solido)
  • Risoluzione video anni ’90. Molti notebook da 15 pollici vengono ancora venduti  con schermi dalla risoluzione di 1366×768 pixel detta anche subdolamente HD. Non è per nulla alta definizione è praticamente la stessa risoluzione degli anni ’90 che era infatti 1024×768. Va bene solo su schermi piccoli da 13 pollici in su dovremmo possibilmente cercare almeno una risoluzione Full HD 1920×1080

Meglio un PC portatile super economico (netbook) dotato di SSD (si chiamano anche Emmc) che uno caro con Hard Disk rotante…

Il  pc portatile ha il vantaggio di essere più agevole per alcuni lavori didattici ma ha bisogno di configurazione e manutenzione, bisogna installare programmi didattici e spesso è  un pasticcio. Con i sistemi operativi moderni è più il tempo che passa ad aggiornarsi che quello che lo possiamo usare. Effettivamente dare un PC a uno che ha problemi di linea vuol dire succhiargli tutto il traffico in aggiornamenti…

Se non siamo un Istituto tecnico che usa software particolari presenti solo su PC (visual studio, cad, photoshop, ecc…) in realtà non abbiamo davvero bisogno di un PC, ci basterebbe un tablet!

Tablet

Sicuramente il tablet è la soluzione ideale. E’ dotato di tutto quello che serve per le videoconferenze; ma vale la pena assicurarsi che sia dotato anche del microfono (si sa mai). Prendetelo con almeno 3GB di ram e con processori a 6 o 8 core – fateci caso: i PC a 6 core costano il triplo di un tablet! Android o iOS fate voi, compatibilmente con i costi.

Il tablet, ha un’autonomia superiore e, anche se presenta uno schermo più piccolo, può usufruire di tutte le app didattiche che sono state progettate per l’apprendimento.

Esistono poi delle categorie miste di netbook che permettono di combinare una potenza di calcolo inferiore ad una portabilità di un tablet ed hanno la tastiera fisica. Da valutare in base alle esigenze della scuola.

I PC fissi non sono, invece, adatti alla consegna agli studenti, vanno bene in laboratorio e in ufficio, non sono dotati di webcam e microfono, hanno bisogno di spazio e di un monitor. Non sono pronti all’uso e non sono facili da trasportare.

Connettività

La scuola può fornire servizi di connettività.

Attenzione che la questione è delicata ed entrano in gioco responsabilità delle istituzioni. La scuola può fornire connettività ma sarebbe bene cercare di intestare le singole connessioni alle famiglie, chiedendo alle scuole di incentivare con un contributo il costo del canone.

I router “saponetta” 3g/4g che sfruttano la rete cellulare mobile non sono una buona soluzione, anche se ora i “giga” sono gratuiti, la copertura nelle aree rurali e di montagna è tutt’altro che garantita e stabile. Poi la SIM la dovrebbe acquistare alla famiglia per non fare intestare la linea alla scuola.

Una buona soluzione per chi non è raggiunto da linee adeguate è quella di contattare gli operatori Wireless presenti sul territorio. La scuola può fornire all’operatore l’elenco degli allievi in digital divide, e un contributo per i primi 2  o 3 mesi. Sarà l’operatore di telecomunicazioni ad occuparsi dell’installazione delle antenne e della stipula del contratto che non sarà ovviamente intestato alla scuola ma alla famiglia.

 

Punto C – Formazione sulle metodologie e sulle tecniche della Didattica a Distanza

Per quanto riguarda la formazione i fondi sono più limitati ma è possibile accedere ai molti webinar presenti gratuitamente sulla rete. Oppure è possibile richiedere un intervento di un formatore sulla propria piattaforma in uso.

Su questo ultimo punto è opportuno segnalare che gli strumenti sono importanti ma devono essere finalizzati al conseguimento dell’obiettivo di apprendimento. Ogni strumento va inquadrato in una sua specifica funzione formativa ed educativa, avendo presenti i punti chiave della didattica a distanza, che è ovviamente (e strutturalmente) diversa da quella in presenza.

Una formazione che tiene in conto questi spunti deve necessariamente rianalizzare il significato di progettazione, compito, interazione, processo, prodotto, valutazione, ecc. che assumono un significato diverso nel mondo della didattica a distanza.

Sperando di avervi proposto alcuni spunti utili…

Vi auguriamo buon lavoro!

 

Mattia Davì e Dario Zucchini

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