Sentire il rombo nello sfondo? Sta arrivando. E’ la net-education, l’insieme dei processi educativi e formativi che utilizzano massivamente Internet come infrastruttura tecnologica, e il Web come giacimento culturale.
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Sentire il rombo nello sfondo? Sta arrivando. E’ la net-education, l’insieme dei processi educativi e formativi che utilizzano massivamente Internet come infrastruttura tecnologica, e il Web come giacimento culturale.
Cioè l’innovazione più radicale con cui la scuola e l’università abbiano dovuto confrontarsi da alcune generazioni a questa parte. Il Web contiene più testi letterari, immagini, musica, saggi scientifici di quanti ne contengano, sommate, le maggiori biblioteche e musei del mondo. Di fatto è la più grande biblioteca testuale e multimediale del pianeta. E Internet è capace di portare in pochi secondi un qualsiasi documento, scelto tra i miliardi memorizzati nel Web, sul grande schermo di un’aula di lezione, oppure sul piccolo schermo del PC o (tra poco) della TV, nel soggiorno di chi voglia seguire un corso a distanza. Una trasformazione radicale del modo di apprendere e d’insegnare, alla quale insegnanti e studenti, debbono prepararsi col massimo impegno. Occorre però fornire loro le infrastrutture, i centri di studio, la possibilità di sperimentare e realizzare molteplici forme di net-education in presenza (cioè in aula) o a distanza.
Ora, supponiamo di voler fare di Torino e del Piemonte un distretto di rilevanza nazionale nel campo della net-education. Gli elementi da mettere insieme non sono pochi né lievi. Ci vogliono strutture organizzative per coordinare l’attività di centinaia di soggetti: si pensi soltanto a quante sono le scuole della regione. Bisogna costruire infrastrutture tecnologiche di rilevanti dimensioni. Si dovranno formare all’uso didattico delle risorse culturali della Rete migliaia di insegnanti, cominciando a utilizzare a tale scopo la Rete stessa. Inutile dire che per realizzare tutto ciò sono necessari fondi rilevanti.
Un programma per il 2020 e oltre? No, è un programma già in corso d’attuazione, che sta gradualmente assumendo una fisionomia unitaria. Grazie a un protocollo d’intesa firmato nel luglio 2000 tra Ministero della Pubblica Istruzione, Regione Piemonte, Politecnico e Università di Torino, IRRSAE e altri enti, è stata avviata la realizzazione sperimentale di una rete infotelematica che collegherà tutte le scuole della regione. Un progetto che coinvolge un migliaio di scuole, 40.000 insegnanti e 10.000 impiegati amministrativi. Per gli aspetti organizzativi e tecnologici il progetto viene seguito dal CSI-Piemonte, che per numero di dipendenti e fatturato è oggi una della maggiori aziende informatiche del Paese; mentre alle questioni propriamente didattiche sovrintende un comitato presieduto dal neo Direttore regionale per la Pubblica Istruzione, Marina Bertiglia. Da parte sua il Dipartimento di Scienze dell’Educazione e della Formazione dell’Università di Torino ha sviluppato un portale pluridisciplinare Info www.far.unito.it che mette a disposizione di chiunque sia interessato ai metodi e ai contenuti della net-education una massa eccezionale di materiali selezionati e organizzati da docenti universitari, o da loro stessi prodotti. Le due grandi fondazioni bancarie della città, la CRT e la Compagnia di San Paolo, stanno sostenendo il progetto di rete regionale, come pure i progetti dell’Università, con fondi rilevanti. Grazie al meccanismo del cofinanziamento, che centinaia di scuole della regione hanno saputo abilmente sfruttare coinvolgendo in loco enti locali e soggetti privati, tali risorse sono state raddoppiate. Torino capitale della net-education? Forse non ancora. Ma se l’insieme d’iniziative sopra sintetizzato ne attirerà altre, com’è probabile, e coinvolgerà altri soggetti pubblici e privati, è un titolo che potrebbe essere presto pienamente meritato.Pubblicato su: