IL PROBLEMA DELLE SCUOLE DI MONTAGNA

1) Il problema delle scuole di montagna richiede almeno tre riflessioni

Il problema delle scuole di montagna richiede almeno tre riflessioni. La prima riguarda l’opportunità di mantenerle aperte: ha senso che 10/15 bambini (talvolta a

1) Il problema delle scuole di montagna richiede almeno tre riflessioni

Il problema delle scuole di montagna richiede almeno tre riflessioni. La prima riguarda l’opportunità di mantenerle aperte: ha senso che 10/15 bambini (talvolta anche meno) vengano riuniti in una pluriclasse quando possono frequentare più a valle una SCUOLA dai corsi regolari? Sul piano economico la risposta è ovvia: un servizio di SCUOLAbus è meno oneroso del funzionamento di un plesso autonomo, così come l’aggregazione degli alunni a classi già formate permette di risparmiare sulla spesa dei docenti. Bisogna tuttavia considerare che l’esistenza di una SCUOLA elementare è una delle ragioni che mantengono una comunità legata al territorio montano: soprattutto, è una delle ragioni che danno alla comunità il senso di appartenenza e di identità. Se si rinvia all’idea che con il mezzo di trasporto si possono comunque raggiungere i servizi (la SCUOLA, la posta, l’ospedale, i negozi), diventa naturale domandarsi a qual pro mantenere le abitazioni lontane dai centri di bassa valle. Le montagne della nostra provincia hanno invece un bisogno vitale di rafforzare i presidi abitativi esistenti, ma di rafforzarli. Di qui discende la seconda considerazione: chi deve essere competente a decidere l’eventuale chiusura? Affidarne la responsabilità al Provveditorato agli studi significa ridurre il problema a un fatto burocratico di applicazione della norma, così come affidarla ai Comuni significa ricondurla ad un puro equilibrio di bilancio. Il nostro territorio ha invece bisogno di una politica della montagna di largo respiro, concertata fra tutti i soggetti operanti sul territorio. La terza considerazione riguarda il modello di SCUOLA di montagna. E’ indubbio che un plesso di piccole dimensioni tende ad isolare sia i docenti che gli alunni: l’innovazione tecnologica offre però una nuova opportunità. Nell’ambito della pianificazione strategica della Provincia, stiamo pensando ad un modello sperimentale di SCUOLA tecnologica: vogliamo intervenire su un circolo didattico di alta valle, fatto di plessi sparsi tra centri diversi, collegandolo in rete, cablandolo interamente, dotandolo di computer in ogni aula e videoproiettori che proiettino su schermo grande. Attraverso la tecnologia, la SCUOLA di montagna potrà «comunicare» con l’esterno e tutto ciò che è esterno potrà «entrare» nella SCUOLA.

2) «Salviamo le pluriclassi»

Da anni sono oggetto di infuocate battaglie da parte delle famiglie e dei sindaci dei piccoli comuni: le scuole pluriclasse, unico strumento per mantenere un centro di istruzione primaria nelle zone di montagna, sono sempre meno. Antieconomiche per lo stato e non univocamente ben viste dagli esperti di pedagogia, rappresentano comunque una risorsa fondamentale. Soprattutto dove la distanza di una frazione o di un comune dal centro principale è troppa per essere affrontata in SCUOLAbus durante i mesi invernali. E’ il caso di Usseglio, il Comune più alto della valle di Viù (Valli di Lanzo). «Nella pluriclasse di Usseglio sono iscritti 13 bambini», spiega il sindaco Aldo Fantozzi. «Ne abbiamo 2 in 1ª, 4 in 2ª, uno in 4ª e 5 in 5ª. Ci siamo battuti per mantenerla perché le condizioni in inverno sono tali per cui sarebbe impossibile per i bambini arrivare ogni giorno a Viù, distante 15 chilometri. I piccoli sono ben seguiti e quando arrivano alle medie non ci sono mai stati problemi di preparazione né di integrazione». La pluriclasse, tra l’altro, è attrezzata con computer. Nelle Valli di Lanzo alcune pluriclassi sono state chiuse negli ultimi anni: in Val Grande, ad esempio, quelle di Groscavallo e di Chialamberto. Ora i bambini residenti nei due comuni, confluiscono a Cantoira, dove gli iscritti sono 35 ed i 29 bimbi della materna garantiscono per l’immediato futuro da eventuali rischi di chiusura. In Val d’Ala, la pluriclasseelementare è stata chiusa a Balme; ad Ala vi sono due sezioni, mentre a Ceres esiste un’elementare pluriclasse e la media tradizionale. Nelle Valli del Pinerolese sono numerose le pluriclassi che consentono ai bambini di rimanere legati al territorio di residenza. E questo modello di piccola SCUOLA di montagna, riesce ora persino a rispondere in qualche modo alle necessità determinate dalle nuove condizioni sociali legate all’immigrazione. A Pragelato, in Val Chisone, metà circa dei 17 allievi delle due sezioni di modulo sono romeni. L’ex sindaco di Perosa e direttore didattico nell’alta valle, Renzo Furlan, sottolinea le difficoltà della situazione: «Arrivano bambini che non sanno una parola di italiano e noi non siamo attrezzati per affrontare come vorremmo la prima alfabetizzazione. In generale, l’organizzazione delle pluriclassi è piuttosto complessa, anche se il disagio è compensato in parte dal numero limitato di allievi dei quali ci si può prendere maggiormente cura». Pluriclassi di elementari esistono a Fenestrelle, Roreto, Pomaretto, Prali. A Perrero, caso raro in Italia, c’è anche una pluriclasse di media. In Val Pellice pluriclassi sono in funzione a Rorà, a Lusernetta, Angrogna e Bobbio Pellice. Il sindaco di Torre Pellice e direttore didattico in Val Pellice, Marco Armand Hugon, ammette che la preoccupazione «è di non scendere mai sotto i 7 bambini per pluriclasse: con 6 c’è il rischio che il comune, come prescrive la legge, debba chiudere la SCUOLA». Nell’alta Valle di Susa, la più piccola pluriclasse, ad anni alterni «a rischio», è quella di Clavière: ora sono iscritti 8 bambini e 2 «stagionali» sono attesi per il prossimo inverno. Poiché la SCUOLA è sul confine, il maestro è in continuo contatto con i colleghi francesi per facilitare lo scambio di esperienze e la conoscenza tra allievi. Fino a qualche anno fa c’erano pluriclassi a Exilles e in altri piccoli centri. Ma quando gli iscritti sono rimasti 3-4, i comuni hanno istituito gli SCUOLAbus verso Salbertrand, Sestriere, Oulx, Sauze d’Oulx, Bardonecchia, Cesana.

3) Scuole di montagna all’ultima battaglia

Uno dopo l’altro, i paesi di montagna perdono la SCUOLA, uno dei pochi simboli, con la chiesa e il Municipio, sul quale fino a pochi anni fa potevano contare. L’ultimo caso arriva da Alpette, un pugno di abitanti a mille metri di quota ai margini delle Valli Orco e Soana, dove ora sta scoppiando una mezza rivoluzione. Il motivo? Spariranno le elementari perché la direzione didattica di Cuorgnè non ha alcuna intenzione di mantenere in piedi una struttura per soli due bambini, gli unici rimasti dopo che tre, a settembre, passeranno alle medie inferiori. Un gruppo di mamme non intende arrendersi e ha già scritto e chiesto incontri a tutti: dal Ministro all’Istruzione al Provveditore agli studi (al quale hanno inviato una lettera gli stessi bambini del paese), dalla direzione didattica, al sindaco. Non sanno se riusciranno nell’impresa. Dovessero salvare la SCUOLA creeranno comunque un precedente. «Stiamo studiando una soluzione – spiega Cinzia Prato, presidente dell’associazione nata per l’occasione e che raccoglie una ventina di genitori – Quale? Quasi tutti i papà e le mamme dei bimbi di due, tre e quattro anni hanno firmato un foglio impegnandosi ad iscrivere in paese i loro figli». Così, pensano, proteggeranno uno dei pochi simboli che, uno alla volta, i paesi di montagna stanno perdendo (Noasca, Ribordone, la frazione Rosone di Locana in Valle Orco; Ingria e Valprato Soana nella vallata attigua; Nomaglio, centro della Comunità Montana Dora Baltea: sono solo alcuni esempi). Per salvare le elementari di Alpette si potrebbe chiedere al Comune di pagare una maestra istituendo una SCUOLA sussidiata, come accade a Ceresole Reale. Martedì prossimo ci sarà un incontro tra il sindaco, Marino Ceretto Castigliano e i genitori dei bimbi. Il primo cittadino allarga le braccia: «Siamo tutti compatti in questa battaglia, ma non sarà facile spuntarla tenuto conto che c’è già chi ha scelto di iscrivere i propri figli a Cuorgnè e l’esempio di Ceresole non può andare bene per noi». Nell’ultimo Comune della Valle Orco il sindaco ha deciso che era giusto pagare una maestra per consentire ai tre bimbi ancora rimasti di frequentare le elementari in paese. «Impossibile – spiega il primo cittadino, Piero Blanchetti – pensare che potessero sobbarcarsi quaranta chilometri, tra andata e ritorno, per raggiungere Locana, il centro con la SCUOLA a noi più vicina». Noasca, il Comune confinante, ha perduto le elementari già molti anni fa: i piccoli sono stati tutti trasferiti a Locana. «Ora stiamo valutando l’ipotesi di unire le forze con Noasca in modo da garantire un futuro scolastico in alta montagna», conclude Blanchetti. Il vero problema – caratteristica dell’ultimo decennio – è l’assenza di nuovi nati. Un fattore che, inevitabilmente, si ripercuote sulla SCUOLA. Così Valprato Soana ha abbandonato l’idea di una struttura sussidiata: tutti i bimbi frequentano a Ronco, anche ad Ingria, il terzo Comune valsoanino, il portone che conduceva alla SCUOLA è chiuso da tempo. A Frassinetto, che non può contare sulle elementari, si è però provveduto a salvare la SCUOLA materna. I papà hanno ristrutturato alcune stanze messe a disposizione dal Comune, mentre le mamme svolgono il ruolo di maestre. Altre vallate sono state più fortunate. La Comunità Montana Dora Baltea, dopo pareri discordanti e polemiche, ha avuto la possibilità di puntare sull’istituto onnicomprensivo. Eppure sembra ieri quando nelle piazze di questi paesi di montagna non si sentiva altro che il cicaleccio dei bambini. Si rincorrevano in attesa del suono della campanella o della voce della maestra che li richiamava in classe. Uno spaccato di vita che non esiste più.

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