Tratto da La Repubblica Affari e Finanza, lunedì 17 dicembre 2001
Se è vero che nelle aule italiane ci sono ancora pochi computer, è anche vero che l’Italia essendo arrivata per ultima dispone di strumenti tra i più nuovi sul mercato. Lo confermano anche i dati Eurobarometer secondo i quali il 60% delle attrezzature informatiche in Italia ha meno di tre anni.
Ma qual è veramente la diffusione dei computer nelle scuole italiane? Secondo Eurobarometer tra i banchi italiani c’è un computer con accesso web ogni 46 studenti, il che pone il nostro paese al terz’ultimo posto nella graduatoria europea. Né la situazione migliora per i computer offline, dove si parla di 18 ragazzi per pc mentre la media europea è 12, fino ad arrivare a casi superlativi come la Danimarca, il Lussemburgo e la Finlandia dove c’è una macchina ogni tre studenti.
I dati sembrano scoraggianti ma se si tiene conto dei termini entro cui è avvenuta l’evoluzione tecnologica scolastica in Italia il quadro non così drammatico. Tutto è iniziato con la circolare 282 del 24 aprile 1997, emanata dal ministero della Pubblica Istruzione, che definiva i termini del programma per lo sviluppo delle tecnologie didattiche. Una semplice circolare che però dava il via ad un’operazione colossale del valore complessivo di mille miliardi (530 milioni di euro), quanto cioè lo stato italiano aveva stanziato per le scuole di vario livello, dalle elementari agli istituti superiori, per l’acquisto di computer e di strumenti multimediali.
«L’impegno della Pubblica Istruzione nel programma partiva dalla constatazione che le tecnologie dell’informazione, sebbene adottate dalle scuole fin dall’inizio della loro comparsa, erano diffuse solo tra gli Istituti Tecnici e Professionali, mentre erano completamente assenti nelle scuole medie, elementari e in quelle superiori a indirizzo umanistico», dice Mario Fierli, responsabile del servizio automazione informatica del Ministero dell’Istruzione. «Oggi, secondo i nostri rilevamenti, il 94% delle scuole è dotato di computer con accesso a Internet e la maggior parte dei pc sono di ultima generazione, o comunque con meno di tre anni. Soprattutto nelle scuole elementari, dove i bambini necessitano di strumenti molto avanzati per l’apprendimento, in grado di creare ipertesti e dotati di dvd, masterizzatori, collegamento web. Entro il 2004 ci prefiggiamo di abbassare il rapporto pc on line/studenti fino ad un computer ogni 10 ragazzi».
Quindi se è vero che nelle aule italiane ci sono ancora pochi computer, è anche vero che l’Italia essendo arrivata per ultima dispone di strumenti tra i più nuovi sul mercato.
Lo confermano anche i dati Eurobarometer secondo i quali il 60% delle attrezzature informatiche delle scuole ha meno di tre anni. Questo non basta a giustificare il ritardo «Ma bisogna anche considerare i tempi di realizzazione del programma. Siamo partiti da zero e in soli quattro anni la scuola italiana ha cambiato volto. Oggi i computer affiancano il sistema didattico, anche perché gli stessi insegnanti hanno acquisito, grazie ad un’intensa operazione formativa, una buona istruzione informatica».
Oltre ad apportare nuovi strumenti alle scuole, i fondi del programma sono serviti ad organizzare corsi di formazione per insegnanti. Un impegno da parte del ministero che continua con i nuovi piani per il 2002.
«Ci sono in programma molte attività di aggiornamento», spiega Fierli. «I nuovi corsi riceveranno un finanziamento complessivo di 180 miliardi (95 milioni di euro) da distribuire alle varie direzioni regionali e saranno articolati in 120 ore di lezione, di cui 60 a distanza con l’elearning. Saranno divisi in due categorie, la prima rivolta a 14mila insegnanti destinati a diventare esperti multimediali nelle risorse in rete sulla didattica, la seconda a 5mila professori per acquisire esperienza nella gestione della rete».
Ed è proprio in questa direzione, nello sviluppo cioè di reti attraverso il cablaggio delle scuole, che sono rivolti oggi la maggior parte degli sforzi del Ministero. Una nuova circolare, la 152 del 18 ottobre scorso, stabilisce nuovi stanziamenti di 116 milioni di euro per le infrastrutture multimediali. La metà dei finanziamenti pubblici sarà destinata al cablaggio delle scuole, considerando in tale ambito una cifra media di 13 milioni per ogni istituzione, e 3 milioni per le spese di gestione incluse la connessione a Internet. Il rimanente 50% servirà all’acquisto o all’aggiornamento delle attrezzature informatiche.
«Internet deve entrare negli orari di lezione in senso trasversale, come strumento di informazione che affianca e migliora l’insegnamento dei professori», dice Fierli. «Da qui la necessità di sviluppare le reti interne delle scuole e fornire sempre di più strumenti con accesso Internet per permettere ai professori di aggiornarsi attraverso corsi a distanza, improntare ricerche di gruppo tra gli studenti, condividere e scambiarsi informazioni sia all’interno dell’istituto che nell’ambito di una comunità scolastica virtuale».
Il programma ha coinvolto diverse società produttrici di hardware e software che hanno sviluppato prodotti e programmi specifici per le scuole.
«Abbiamo in atto una serie di iniziative innovative», dice Paolo Valcher, responsabile del settore Education di Microsoft. «Organizzeremo corsi ed eventi in presenza presso le scuole italiane, ma a questi verranno affiancati seminari on line, attraverso il sito www.apprendereinrete.it attivo dal 15 dicembre. L’idea è di mettere in rete tutto ciò che viene insegnato a voce per permettere ai professori di approfondire o rivedere le lezioni. Ci saranno anche corsi di elearning propedeutici agli incontri che spiegheranno in base ad esperienze reali come progettare e sviluppare una rete in una scuola».
Annamaria D’UrsoPubblicato su: