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Un codice nel computer per archiviare la Rete

Pubblicato su Repubblica giovedì 7 agosto 2003

Il software, ancora gratuito, permette ai gestori
di preservare, conservare e organizzare tutte le pagine Web. “Loccks” per ora è usato da 50 biblioteche e 40 editori. C’è chi metterebbe la mano sul fuoco sul fatto che ogni giorno su Internet vengono pubblicate 5 milioni di pagine Web, chi invece storce la bocca e afferma che sono molte di più. Zero più, zero meno, tra poco tempo ci troveremo di fronte a un problema: la conservazione del sapere digitale, reso complesso dalla incredibile mole di documenti che ogni giorno vengono editati ed archiviati sul Web.


Molti istituti accademici, editori, enti di ricerca, stanno oggi affrontando la questione che, tra qualche tempo, si rivelerà cruciale nella gestione e condivisione delle informazioni digitali: le notizie e le ricerche online possono essere attualmente salvaguardate e conservate per una successiva consultazione attraverso sistemi di immagazzinamento dati (con costi non indifferenti), o di loro trasferimento su CD-Rom o su appositi dischi molto capienti (con problemi di deperibilità nel lungo periodo). Questa soluzione, nell’ottica di una conservazione dei documenti nel tempo (si parla di 100-150 anni), non risulta certo soddisfacente.

Vicky Reich e David Rosenthal, rispettivamente una bibliotecaria e un riceratore all’Università di Stanford in California, hanno studiato le modalità di trasferimento ed archiviazione utilizzate nelle biblioteche nel corso dei millenni e si sono avvalsi di un software per tentare di automatizzare l’accesso alle informazioni online e la loro cura.

E’ nato così il LOCKSS (Lots Of Copies Keep Staff Safe), un progetto patrocinato da National Science Foundation, Sun Microsystem e Andrei W. Mellon Foundation, e ideato sull’utilizzo di un software, per ora gratuito ed a libero accesso, che permette ai gestori degli istituti di collezionare localmente, conservare e preservare le pagine Web, attraverso l’installazione su computer di un codice che lo trasforma in una immensa “cache”, memoria virtuale, allo scopo di contenere dei dati. In questa confluiscono i contenuti di tutte le pubblicazioni che la biblioteca ha sottoscritto. La “cache” ha la funzione di rendere le informazioni disponibili alla comunità locale, attraverso un sistema di validazione online.

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Pubblicato su giovedì 7 agosto 2003



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