Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Una mappa di Internet per bloccare i virus

Certo, a vederlo stilizzato in un grafico, il cyberspazio è un po’ deludente: della galassia di luci e colori pulsanti di elettricità che avevamo immaginato leggendo le descrizioni di William Gibson nel romanzo Neuromante, non c’è traccia. La mappa di Internet mostra soltanto una serie di punti uniti da rette in agglomerati più o meno densi.

Eppure, come le immagini della Terra inviate dai satelliti permettono di prevedere l’arrivo di uragani e di valutare i danni e l’estensione dei disastri naturali, allo stesso modo questo grafico spartano potrebbe consentire di reagire con maggiore efficienza contro le calamità della Rete, ad esempio le ondate di worm che in passato hanno paralizzato in più punti il network planetario. Alla mappa di Internet sta lavorando, utilizzando soltanto un computer, Barrett Lyon, un esperto di sicurezza informatica californiano.

Non è la prima volta che qualcuno si imbarca nell’impresa di disegnare la mappa di Internet. L’iniziativa più nota, da questo punto di vista, è l’Internet Mapping Project, lanciato nell’estate del 1998 da Bill Cheswick e Hal Burch. “Non sono rimasto molto impressionato dai risultati di quel progetto”, spiega Lyon, il quale rimprovera a Cheswick e Burch di non aver mai reso liberamente disponibile il codice che avevano elaborato. “E poi, con il loro sistema, per generare una sola mappa ci vogliono sei mesi. Un giorno, discutendo con alcuni colleghi, ho detto che sarei stato capace di scrivere un programma in grado di tracciare una mappa di Internet in un solo giorno”. Così, Lyon ha dato vita al progetto Opte (www. opte. org).

Al contrario dell’Internet Mapping Project, Opte è interamente basato su software libero: il codice base, incaricato di tracciare tutti i network che compongono la Rete e di convertire i risultati in dati utili per la creazione della mappa, è scritto in linguaggio Php. La realizzazione grafica è affidata invece ad un programma gratuito chiamato Graphviz. Per tenere traccia di tutti i network che compongono Internet, è necessario inviare un piccolo pacchetto di dati verso ognuno di essi ed attendere la risposta. Considerando che i network di classe C (quelli presi in considerazione da Barrett Lyon) sono oltre 16 milioni, la difficoltà maggiore dell’impresa risiede nel tempo e nel consumo di banda necessari per portarla a termine. Lyon ha dunque proceduto per sottrazioni e divisioni successive, così da eliminare le richieste ridondanti e quelle superflue. In tal modo è riuscito a tracciare, in due ore e utilizzando un solo computer, una mappa che rappresenta un quinto di Internet.

Leggi tutto l’articolo

Pubblicato su La RepubblicaPubblicato su: La Repubblica
lunedì 17 novembre