Gender e razza: Internet non è uguale per tutti

Passati i tempi in cui sociologia, psicologia e antropologia dei rapporti in Rete erano studiati da pochissimi ricercatori, come Sherry Turkle, nel nuovo millennio sono stati pubblicati diversi saggi in merito…

Digital borderlands. Cultural studies of identity and interactivity on the Internet.
Titolo “Digital borderlands. Cultural studies of identity and interactivity on the Internet.”
Autori Johan Fornäs, Kajsa Klein et al.
Editore Peter Lang publishing
Pagine 196
Anno 2002
Prezzo 22,95 $


Gender & community in the social construction of the Internet.
Titolo “Gender & community in the social construction of the Internet.”
Autori Leslie Regan Shade
Editore Peter Lang
Pagine 152
Anno 2002
Prezzo 24,95 $


Cybertypes. Race, ethnicity and identity on the Internet.
Titolo “Cybertypes. Race, ethnicity and identity on the Internet.”
Autori Lisa Nakamura
Editore Routledge
Pagine 169
Anno 2002
Prezzo 18,95 $


Hanging Out in the Virtual Pub. Masculinities and Relationships on Line.
Titolo “Hanging Out in the Virtual Pub. Masculinities and Relationships on Line.”
Autori Lori Kendall
Editore University of California Press
Pagine 301
Anno 2002
Prezzo 19,95 $


Passati i tempi in cui sociologia, psicologia e antropologia dei rapporti in Rete erano studiati da pochissimi ricercatori, come Sherry Turkle, nel nuovo millennio sono stati pubblicati diversi saggi in merito, che non sempre confermano gli aspetti positivi delle interazioni on line.

“Grrls need modems!” recitava un vecchio slogan, mentre ora nei Paesi più industrializzati il numero delle “ragazze” in Rete ha quasi raggiunto quello degli uomini. Leslie Regan Shade, una docente del Dipartimento di Comunicazione dell’Università di Ottawa, in Canada, esamina le caratteristiche delle donne in Internet, sia come attiviste sia come consumatrici in grado di controllare l’80% della spesa delle famiglie. Il suo libro, dichiaratamente cyber-femminista, è scorrevole, anche se risente un po’ della sua origine come tesi di dottorato. Ricco di riferimenti, il breve saggio comprende anche una rassegna degli studi condotti sul rapporto tra le donne e l’evoluzione del telefono, della radio e della televisione.

Un’altra autorevole ricercatrice, Lory Kendall, sociologa della State University di New York, riassume nel suo saggio anni di ricerche condotte sui Multi user dungeon (Mud), confermando nella sostanza quanto era già stato pubblicato molto tempo prima da Sherry Turkle (alla quale è dedicata un’altra scheda di Dschola).

A raggelare chi vede in Internet un luogo dove i rapporti interpersonali sono democratici e paritari, invece, provvede il libro di Lisa Nakamura. Per quanto riguarda la razza, argomento ancora poco studiato, secondo questa mediologia nippo-statunitense in chat e nelle comunità on line si creano dei “cybertypes”, cioè delle immagini di identità razziale molto connotate.
Ben lontana dall’aver realizzato un mondo perfetto dove genere e razza non esistono o non sono discriminanti, la Rete è un mezzo in cui le minoranze razziali sono ancora poco presenti, ma già dominano i pregiudizi. In Internet, per default si è bianchi e dove compare la grafica, come nel gettonatissimo gioco di ruolo Ultima On line, gli utenti evitano accuratamente di comparire come maschi di colore; tra i personaggi femminili sono preferite le figure più affascinanti e sottomesse, come la giovane donna mulatta o la geisha. Il cambio della propria identità on line, visto come positivo e istruttivo da diversi studiosi, secondo Nakamura è solo una sorta di “turismo”, un’esperienza dalla quale si ritorna con la propria identità sessuale e razziale ancora più rafforzata e intransigente nelle sue convinzioni abituali.

Un ultimo libro per capire la valenza delle personalità maschili e femminili nei Mud e negli altri ambienti di gioco di ruolo è Digital borderlands, scritto da un gruppo di ricercatori scandinavi.
Qui la parte più interessante è tuttavia quella dedicata al chat e allo studio delle relazioni amorose nate in tali ambienti, con una ricerca condotta su un gruppo di giovani svedesi. Il quadro che ne emerge è rassicurante. Tra i giovani, infatti, non c’è una ricerca affannosa di compagnia o di avventure, ma solo il desiderio di fare nuove conoscenze. Gli intervistati, inoltre, sono sempre bene ancorati alla realtà e molto consapevoli della virtualità dei rapporti nati in Internet, dato che i soli contatti on line non portano mai a un innamoramento senza un incontro di persona.
In definitiva, i rapporti nati in chat, superate le fasi iniziali, proseguono come qualsiasi altra relazione, nata in luoghi più tradizionali.
Nell’ultima parte del volume un altro saggio, sempre di autori scandinavi, traccia un quadro interessante delle cyberzine femministe, dal “riot grrrl movement” in avanti.

(Fabio Metitieri)