Se tra il 1995 e il 2000 in Internet si è visto un progressivo declino della vita comunitaria on line, negli ultimi tempi pare che vi sia invece una rinascita di tutto ciò che in Rete aggrega le persone. Gli strumenti usati oggi sono però diversi….
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Se tra il 1995 e il 2000 in Internet si è visto un progressivo declino della vita comunitaria on line, negli ultimi tempi pare che vi sia invece una rinascita di tutto ciò che in Rete aggrega le persone.
Gli strumenti usati oggi sono però diversi da quelli passati. Oggi imperano i messenger, in particolare con Icq e per la lingua italiana con C6, i recenti blog, un fenomeno che è esploso solo da un paio di anni, e poi i siti di dating, di appuntamento, e i social network, le reti sociali, due servizi il cui successo è recentissimo.
La voglia di aggregazione passa anche per cellulare. Howard Rheingold, il giornalista diventato famoso per essere stato il primo, nel 1993, a studiare le comunità virtuali (si veda la recensione su Dschola del suo libro più famoso), oggi definisce “smart mobs”, folle intelligenti, i raduni che si formano grazie all’uso di connessioni mobili e senza fili.
Mob, in effetti, in inglese significa folla ma è anche un’abbreviazione per indicare i “mobile”, i dispositivi mobili quali i Pda e i cellulari.
Rheingold in questo suo ultimo lavoro descrive in modo semplice ma rigoroso le nuove interazioni tra le folle, in Scandinavia o in Giappone, e racconta gli esperimenti in corso su dei chip che diventeranno invisibili come polvere, una “smart dust”, e si scambieranno autonomamente i dati via radio. Finiti i tempi della realtà virtuale, in futuro saranno i computer a essere costruiti nella realtà stessa, avvolgendo quel “popolo del pollice” che ha già usato gli “smart mobs” per le manifestazioni di protesta che hanno rovesciato il presidente filippino Estrada nel 2001.
Le previsioni di Rheingold non sembrano troppo futuristiche. Gli smart mob diventeranno sempre più comuni con la diffusione dei vari tipi di Wi Fi, il protocollo per la connessione a Internet senza fili, e con la telefonia di terza generazione, l’Umts. Quanto all’Internet delle cose, la smart dust, la polvere intelligente, sta già iniziando a circondarci con l’uso dei Radio frequency identifier (Rfid) , le etichette con trasmissione radio che vengono applicate ai prodotti più svariati. In questa realtà iperconnessa vi sarà tuttavia un rischio molto elevato di perdere il controllo delle informazioni trasmesse, come nota anche Rheingold.
Un altro fenomeno, questa volta del tutto ludico ed effimero, che sfrutta in parte Internet e in parte i cellulari per costruire nuove aggregazioni è costituito dai Flash mob. Si tratta di manifestazioni lampo, prive di scopo, diventate di moda da poco.
Il primo di questi eventi si è svolto a giugno del 2003 a Mahattan: un centinaio di persone, convocate per email, si sono date appuntamento in un negozio di arredamento, per chiedere informazioni sull’acquisto di uno stesso tappeto, per una decina di minuti. Altre manifestazioni di questo tipo sono seguite a ruota in altre città statunitensi e in Europa. Quasi sempre i mobber, che devono comparire tutti insieme, inattesi, al termine della loro performance si applaudono per una decina di secondi, per poi disperdersi.
Dato che nel luogo scelto come bersaglio i presenti devono essere colti di sorpresa, i messaggi via posta elettronica o via cellulare per la convocazione non forniscono mai delle istruzioni precise ma solo le indicazioni sulla zona e sull’ora in cui radunarsi. L’esatto copione del flash mob viene diffuso soltanto pochi minuti prima dell’azione.
Secondo Howard Rheingold, che non ha ancora affrontato questo argomento nel suo libro, i flash mob hanno due pregi. Per prima cosa trasformano la folla in protagonista dello spettacolo, inaugurando le attività di auto-intrattenimento, e in secondo luogo insegnano alle persone come organizzare da sole delle azioni collettive, una capacità che sta diventando molto rilevante.
Infine, tra le nuove aggregazioni rese possibili dai dispositivi mobili, è nato da pochissimo il “toothing”, tra i pendolari a Londra, in treno o in metropolitana. Tramite il protocollo Bluetooth, lo stesso usato per collegare senza fili il cellulare all’auricolare o alla stampante, si contattano le persone nelle immediate vicinanze, in cerca di amicizie e di nuovi rapporti. Su questo, che più in generale viene chiamato “mobile dating”, sta lavorando anche il Media lab del Mit di Boston, con il progetto Serendipity.
Niente di meglio del libro di Rheingold, quindi, per iniziare ad aggiornarsi su questi nuovi fenomeni. Sul sito Smart mobs, dedicato al libro, si trovano altri spunti di riflessione e una bibliografia molto interessante, completa di abstract.