L’ipertestestualità non è un’invenzione dell’oggi, e il vocabolario della lingua italiana ne è un rispettabile esempio: un navigare fecondo, che puntando all’oggetto si allarga via via lungo percorsi meno noti, casuali, giocosi, inaspettati. Come nel caso della parola “incrocio (-i, -are…)” – oggi utilizzata frequentemente in contesti didattico-educativi con il significato di ibridazione culturale, contaminazione – e il cui sostrato “croce” vanta origini preindoeuropee.
Per inaugurare questa rubrica vi propongo un gioco a tessere, di corrispondenze, su alcune sfumature e metafore significative che per l’appunto il termine in questione può offrire, laddove il mondo della scuola, la didattica, l’educazione, la formazione, incontrano quello delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (altrimenti note come “TIC”).