È uscito nelle librerie un libro di storia post-contemporanea che parla delle origini del Personal Computer.
Digital Retrò di Gordon Lang, edito da Mondatori, ricostruisce la storia ed il design dell’informatica dal 1975 al 1988 con le foto dei mitici personal computer che hanno cambiato il futuro dell’umanità. Le fotografie, in sè molto belle, sono quasi un pretesto per ricostruire storie, retroscena e aneddoti sui geniali personaggi che hanno dato origine al nostro mondo ma che, forse, sono stati dimenticati troppo in fretta.

Ne vengono fuori storie di ignoti pionieri che, per realizzare le loro idee (e il nostro futuro…) non hanno esitato a cambiare lavoro e/o ad aprire nel garage di casa il proprio laboratorio. Ma emerge anche la sensazione che questi primi computer “personali” non si sarebbero mai sviluppati senza il supporto di migliaia di appassionati ed hobbisti disposti a comprare ed assemblare in casa i pezzi dei loro computer (la prima e forse unica comunità di sviluppatori hardware)
Nel leggere il libro mi sono tornati alla mente momenti bellissimi, intessuti di emozioni personali. Mi sono ritrovato con la mente (ma anche con il cuore!) in un periodo eccezionale, nel quale il futuro era tutto da scrivere, di solito in BASIC :-). Erano i tempi dei microprocessori che venivano progettati da singole persone e venduti negli hotel, di aziende come la Commodore ed Apple che potevano tenere testa all’Intel ed alla MicroSoft.
In quel periodo Bill Gates era ancora un bravo programmatore come gli altri e in qualche modo si praticava l’open source pur in assenza di una sua definizione culturale e concettuale – l’unico modo per trasportare i programmi da un PC all’altro erano quasi sempre i listati, per definizione aperti alla curiosità ed all’inventiva degli appassionati del settore.

Il libro inizia con una breve ma interessante storia dei computer che ci introduce all’album delle foto con i primi esemplari in scatola di montaggio, e va detto ad onor del vero che non sono citati alcuni computer su singola scheda come l’AIM 65, che invece erano molto in voga presso i radioamatori e gli appassionati di elettronica del periodo. In compenso c’è una bellissima foto di un Apple I con il case in legno!

L’album dei ricordi inizia, quindi, con l’Altair 8800 il primo computer che chiudeva l’era dei kit di montaggio con un nome derivato dalla serie di Star Trek. Su questo computer si sono fatti le ossa Paul Allen e Bill Gates con il Basic 2.0 che è stato il primo prodotto commerciale della neonata Microsoft.
L’album prosegue con le foto e le descrizioni di altri 45 esemplari tra cui i famosissimi Commodore, Apple, Atari, Sinclair, Macintosh, Amiga.
Ma il secondo esemplare è già una rivoluzione: il Commodore PET 2001 è stato, infatti, il primo Personal Computer “tutto in uno” della storia.

Proprio dal PET la storia del pc si intreccia con la mia: anche se avevo appena compiuto i 10 anni ricordo ancora benissimo la prima volta che vidi il PET: mio papà è seduto in poltrona e legge una rivista di radioamatori in inglese; improvvisamente noto che si è fermato su di una pubblicità; mi avvicino e da dietro le sue spalle e lo vedo. Vedo un PET con video, tastiera, mangiacassette e computer, il tutto in un contenitore bianco a forma di sfinge.

Mai visto niente di simile. Mio papà ne è come folgorato e ne ordina uno a Londra, da dove il computer ci viene spedito via treno (a quei tempi si usava ancora) e, dopo un mesetto arriva alla Stazione di Collegno, passando da Milano. E così io e mia mamma andiamo con la 500 Giardiniera alla stazione per ritirare uno scatolone che entra a fatica nella nostra “StationWagon”.

La serata di inaugurazione è un evento per la famiglia e gli amici. Arrivano i radioamatori e qualche collega di lavoro tutti appassionati di elettronica o che lavorano nel settore, dal riparatore TV all’ingegnere elettronico. Ci sono anche i pasticcini e lo spumante!
La scatola viene aperta ed il PET finisce sul tavolo del salotto. L’accensione è un momento solenne, siamo consapevoli di aprire una porta su un nuovo universo: il PET ci scrive READY e aspetta. Un amico che ha letto “qualcosa” scrive 10 PRINT “CIAO” e poi RUN…Funziona!

Nella scatola c’è una cassetta con due giochi che vengono provati.


La serata finisce con i complimenti e le felicitazioni. Mio papà non riuscirà mai ad usare quel coso, ma la storia prosegue, con il sottoscritto che va (in bicicletta) alla GBC per acquistare due libri di listati in BASIC uno di giochi e uno di problemi matematico-scientifici.

E così imparo a programmare a 10 anni, appunto copiando da solo i listati sul PET. Qualche anno dopo entro a far parte del primo computer club di Italia che si ritrova il lunedì a Grugliasco….

Oggi quasi nessuno più si ricorda di Chuck Peddle ma il primo Personal Computer completo ed “ergonomico” della storia è proprio il suo PET, così come è suo il microprocessore 6502 che ha animato molti altri computer del periodo come l’Apple.

Molti anni dopo il PC IBM e l’alleanza con Bill Gates apriranno l’era della standardizzazione ma il libro Digital Retrò si ferma proprio all’alba di questa nuova era.
Con le foto e le storie di quel periodo ognuno di noi potrà far rivivere i suoi ricordi e li potrà usare per insegnare a scuola la “vera storia” del PC.



Prof. Dario Zucchini

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