Scientific American: benvenute le Creative Commons

Se William Shakespeare fosse oggi al lavoro a Broadway o nella West End londinese, avrebbe un gran daffare con gli avvocati. Il Bardo aveva adattato Romeo and Juliet dalla poesia di Arthur Brooke The Tragicall Historye of Romeus and Juliet, che Brooke a sua volta aveva basato su una traduzione francese curata da Pierre Boaistuau di vari racconti italiani. La storia delle opere creative, che si tratti di Romeo and Juliet o di Pass the Mic dei Beastie Boys, è la cronaca di lavori presi in prestito da altri.”


Così si apre l’editoriale del numero di Scientific American di febbraio (edizione USA): Oltre la grande ©. Dove l’arrivo delle licenze Creative Commons viene salutato come il “sentiero di mezzo” atteso e necessario per riequilibrare un sistema, quello dell’attuale copyright, che assegna “diritti di proprietà eccessivamente forti.”

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