Che cos’è la “realtà virtuale” che a volte occupa quasi interamente lo spazio e il tempo di grandi e piccini attraverso i discussi videogames? In che modo si può affermare che gli oggetti virtuali esistano? E quali sarebbero le caratteristiche specifiche di questo particolare piano di esistenza? La destrutturazione dell’attività ludica legata ai videogiochi può essere utile per una riconfigurazione didattica? La simulazione digitale può costituire un modo per rendere l’esperienza più accessibile e apprendere esperienzialmente, oppure è solo un’insidiosa via di fuga?
Sebbene la cultura del videogioco sia legata al mondo giapponese che l’ha generata e cullata, è bene innanzitutto ricordare che si tratta di un nostro figlio legittimo e non di un’invasione dallo spazio da parte di un mondo lontano. D’altronde, sogni, illusioni, desideri, fantasie, profumi, colori, confini, suoni e specchi, non fanno parte anch’essi di una realtà immateriale e ludica?
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