Un articolo su Repubblica segnala che, alla scuola media di Albisola Superiore, è stato vietato ai docenti di dare l’amicizia su Facebook ai loro studenti.
La questione è delicata e di non facile soluzione, nell’articolo vengono, infatti, presentati i diversi punti di vista.
Mischiare la vita personale di docenti e studenti con le attività di studio espone a parecchi rischi di perdita di reputazione (sia nei confronti degli studenti che nei confronti dei docenti), apre la strada a confidenze talvolta imbarazzanti e non sempre l’interferenza degli adulti nei gruppi di amici degli adolescenti è poi così gradita.
Però è anche vero che Facebook, come tutti gli altri social network e servizi web 2.0, sono straordinari strumenti di comunicazione che sono sempre più utilizzati anche per lo studio e per i compiti… che ci piaccia o no.
Il problema, quindi, nasce dalla incapacità delle scuole di proiettarsi correttamente sul web offrendo non più siti web statici, ammuffiti e inutilmente istituzionali ma veri e propri strumenti di comunicazione, studio e gestione dei contenuti facilmente utilizzabili da studenti e docenti. In assenza di alternative ufficiali, proposte direttamente dalla scuola, ogni docente e ogni gruppo di studenti si creerà per conto proprio i propri strumenti di lavoro utilizzando ciò che gli viene più comodo.
Gli strumenti come le Google Apps, i servizi web 2.0, e i nuovi sistemi di comunicazione “cloud” – come va di moda chiamarli adesso – ma anche le sempre valide piattaforme cooperative (CMS/blog) sono strumenti accessibili oramai a tutti i tipi di scuola e, l’incapacità di utilizzarli correttamente magari al posto degli obsoleti e inutili server di rete, provoca la proliferazione incontrollata di soluzioni alternative nella totale assenza di regole di utilizzo.
www.repubblica.it/scuola/2011/12/06/news/prof_alunni_facebook-26155010/
trovo offensivo per chi lavora nella scuola facendo tutto quello che può con ciò che gli viene messo a disposizione dire “….le Google Apps, i servizi web 2.0, e i nuovi sistemi di comunicazione “cloud” – come va di moda chiamarli adesso – ma anche le sempre valide piattaforme cooperative (CMS/blog) sono strumenti accessibili oramai a tutti i tipi di scuola e, l’incapacità di utilizzarli correttamente magari al posto degli obsoleti e inutili server di rete, provoca la proliferazione incontrollata di soluzioni alternative nella totale assenza di regole di utilizzo…..”
saper fare implica formazione che è lasciata alla buona volontà dei singoli senza oneri per il nostro datore di lavoro
poter fare implica utilizzo di fondi monetari che soprattutto nelle scuole del primo ciclo non ci sono ed i sindaci dei piccoli comuni non hanno più nulla da erogare
infine, se l’ufficio scolastico regionale non è capace di obbligare alla formazione i suoi Dirigenti scolastici orientandoli verso certe attività ed iniziative all’avanguardia nell’uso delle tic, come pensate che possa riuscirci un solo insegnante contro la dirigenza e tutto il collegio docenti?
facile mettersi la medaglia al valore per le 12 scuole del progetto, dove ci sono dirigenti e docenti che di propria volontà sono motivati oltre al ricevere un budget sostanzioso dal regionale e dal miur!!!!
noi dobbiamo ancora litigare ogni giorno per i consumabili della stampante che non ci vengono comprati dall’ufficio dell’istituto e per la fotocopiatrice che possiamo usare solo alcune ore alla settimana e per una quota molto limitata di copie, tra cui sono comprese quelle che d’obbligo d’informazioni alle famiglie, ecc.
siamo ridotte ad autotassarci per acquistare gli inchiostri della stampante!!!
Se ci si limita ai dati raccolti con i questionari on line, trasmessi a livello centrale da un solo responsabile dell’istituto, non si sapranno mai queste cose , ovviamente verranno segnalati solo i dati positivi.