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Nelle scuole le VPN (Virtual Private Network)e le reti WAN (Wide Area Network) hanno svolto un ruolo utile fino ai primi anni 2000. In quel periodo le VPN o le WAN erano l’unica alternativa alla posta elettronica per interconnettere i diversi plessi di una scuola e condividere i documenti. Negli ultimi anni sono pian piano sparite, superate da servizi web sempre più numerosi, completi e spesso gratuiti.

Oggi con il “cloud”  le scuole hanno moltissime alternative per condividere informazioni: registro elettronico, Sidi, Bacheca Web, Google Drive, Google Apps, OneDrive, DropBox, Moodle, Office 365, perfino il proprio sito web realizzato con WordPress, Joomla, Drupal, SharePoint, Share.Dschola e chissà quante altre possibilità. La cosa che hanno in comune questi servizi è che sono tutti basati sul web, sono ospitati su server esterni, nella nuvola di internet (cloud appunto) e alle scuole non richiedono nient’altro che una normale connessione ad internet. Una bella comodità.

Proprio quando mi sarei spettato di non sentir più parlare di VPN ecco che in giro per le scuole c’è di nuovo qualcuno che propone le VPN:

  1. in una scuola sono i genitori mentre danno una mano a sistemare il laboratorio con PC dismessi vogliono anche mettere delle VPN per consentire l’accesso da casa ai PC della scuola
  2. in altre scuole sono gli stessi provider che propongono le VPN per consentire una condivisione dei documenti tra plessi
  3. in altre ancora la VPN serve giustamente per consentire la telefonia Voice over IP (VoIP) tra i plessi.

La domanda che si fanno i responsabili delle ICT è:  Serve davvero?

  1. Collegarsi da casa ai PC della scuola (ammesso che questi rimangano accesi a scuola chiusa) non serve quasi a nulla, i docenti hanno altre priorità come quella di avere la navigazione protetta e di rimettere in funzione laboratori sempre più obsoleti; non certo quella di lavorare anche di notte su PC obsoleti.  In qualsiasi caso per collegarsi in remoto basta un qualsiasi servizio gratuito come TeamViewer e non certo una VPN.
  2. Collegare le sedi tra di loro e magari anche la segreteria non ci serve più a nulla. Accedere ai server della segreteria è oggi pure vietato dalla normativa sulla privacy. Si tratta di una proposta che può ancora avere senso nelle aziende che utilizzano server propri, ma nelle scuole dove oramai quasi tutti i dati sono ospitati su server esterni e dove i pochi documenti interni alla segreteria sono blindati dalla normativa sulla privacy la VPN è davvero inutile e perfino rischiosa.
  3. Poter telefonare tra i diversi plessi senza pagare le telefonate può essere invece molto utile. Basta interconnettere i diversi centralini VoIP tra di loro e per farlo si può usare anche una VPN. Questa è l’unica applicazione ancora utile per le VPN. Ma attenzione non dovete chiedere al vostro gestore telefonico di adeguare le linee per “fare il VoIP e non pagare le telefonate” altrimenti vi proporranno una linea carissima con tanto di VPN al solo scopo di recuperare con tanto di interessi il mancato traffico telefonico! Attenzione!

Quello che proprio rende le VPN inadatte alle scuole è che, le Virtual Private Network, si portano spesso dietro adeguamenti tecnologici, terribilmente svantaggiosi per le scuole, basati su router carissimi, configurazioni complicate da gestire e, soprattutto, connessioni internet “simmetriche” carissime quanto lente (si arriva fino a 8-9mila euro all’anno per una linea con velocità in download inferiore ad una normale ADSL).

Se proprio dovete realizzare una VPN per il traffico telefonico o per l’accesso remoto ricordate che va bene un qualsiasi router/firewall da poche centinaia di euro (oppure Asso.Dschola che è gratuito) e va benissimo una normale linea ADSL da 7 o 20 megabit.

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