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Dario, Giorgio e Laura ci hanno pensato a scuola con gli studenti; Marco – che è in quiescenza – ai giardinetti con le nipoti. Ma abbiamo avuto tutti la stessa idea, nel medesimo giorno: “Cambiamo prospettiva!“.

Qualora la scuola abbia deciso – per ragioni logistico-sanitarie – di far ruotare gruppi di studenti tra aula e domicilio, o nel caso di anche solo uno studente costretto a seguire da casa, c’è infatti un modo per ovviare allo sdoppiamento e ridurre i conseguenti e disorientanti vincoli per gli insegnanti e le sempre presenti complicazioni tecniche.

Come?

Collocando il punto di accesso per coloro che sono “a casa” non sulla cattedra, ma su uno dei banchi, in modo che gli studenti in prossimità e quelli distanziati abbiano lo stesso punto di vista sull’insegnante, sulla lavagna e su eventuali altri strumenti.

Starà poi alla libertà e alla creatività professionale di ciascun docente trovare il modo di rendere il più valida possibile una situazione comunicativa sostanzialmente riunificata, considerate anche le disposizioni che di fatto azzerano la mobilità delle classi, una volta che ciascuno abbia raggiunto il proprio posto.

Il dispositivo di accesso potrà essere il pc in origine destinato alla cattedra, di proprietà dell’istituto, oppure – lo consigliamo – a turno gli smartphone e/o i tablet degli studenti fisicamente presenti, che verranno così co-responsabilizzati come tirocinanti in media-education.

In questo caso uno tra i presenti, almeno all’inizio astutamente selezionato tra quelli e più pronti e disponibili nell’uso delle strumentazioni, dedica il proprio smartphone o tablet alla connessione con chi è assente e appoggia il proprio dispositivo (connesso alla rete della scuola) su un banco vuoto.

La maggior ampiezza dello schermo di un tablet può per altro rendere piacevolmente possibile vedere i volti degli assenti. E non ci sono neanche veri e propri problemi di configurazione: gli smartphone, in particolare, nascono proprio per trasmettere audio e video e sono dotati di microfoni e videocamere molto efficienti.

Altra soluzione possibile è l’impiego di vecchi smartphone e/o tablet “riciclati“, senza SIM, sempre connessi alla rete dell’istituto. Volendo anche più di uno per classe, a turno: uno in azione e il resto in carica.

Così liberato, il dispositivo della scuola potrà essere utilizzato per proiezioni e altri strumenti di gestione dellla lezione, oltre che per una eventuale duplicazione della comunicazione, permettendo all’insegnante una più agevole visibilità della chat e delle eventuali altre modalità di contatto diretto con gli studenti fisicamente distanziati.

Giorgio Bancale, Laura Casulli, Marco Guastavigna, Dario Zucchini

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