Arriva il Web a misura d’uomo

Pubblicato su La Stampa Web martedì 14 maggio 2002

Tim Berners-Lee sta mettendo a punto l’architettura della nuova rete cosiddetta “semantica” . Per l’inventore del www, presto le macchine comunicheranno tra loro comprendendo anche le connessioni logiche tra le parole


Quando Tim Berners-Lee venne mandato al Cern nel 1989, scoprì presto che nel laboratorio ginevrino non c’era traccia del lavoro dei tanti scienziati che andavano e venivano, che non esisteva un sistema per catalogare e accedere alle loro ricerche. Avrebbe potuto ignorare il problema, come gli venne suggerito dai suoi superiori. Ma il fisico inglese nato in una famiglia di matematici e di programmatori decise invece di scrivere nel suo tempo libero un programma di software in cui ogni pagina conteneva delle parole sottolineate che – bastava un clic – indirizzavano l’utente verso altri documenti.

Pensò anche di adattare quel programma a una complessa rete di comunicazione nota in quei giorni solo a chi lavorava nelle istituzioni accademiche e governative: Internet. Poi, la sera di Natale del 1990, sperimentò per la prima volta il World Wide Web (la Ragnatela Mondiale), ignaro del fatto che con il lancio del suo programma avrebbe rivoluzionato il modo in cui comunichiamo, impariamo, compriamo libri e biglietti aerei, investiamo denaro, troviamo amanti e, volendo, leggiamo questo numero de «La Stampa».

Ma mentre milioni di utenti restano ancora increduli ogni volta che possono attingere a questa fonte infinita del sapere umano dal comfort della propria casa, Berners-Lee trova la rete lenta, limitante e anche un po’ tonta. Come direttore del World Wide Web Consortium (W3C), si è messo dunque a spingere l’organizzazione che fa da guardia agli standard della rete per arrivare a una nuova versione che ha voluto chiamare il «Semantic Web». La Rete semantica, nel senso che le macchine comunicheranno tra loro comprendendo non solo il significato delle parole ma le connessioni logiche tra di esse. Come noi umani.

Decine di milioni di persone hanno provato a passare ore in rete, schermata dopo schermata, alla ricerca di un indirizzo o di un particolare discorso per arrivare a poco o niente. Un’esperienza spesso esasperante e, agli occhi di Berners-Lee, del tutto non necessaria. Nella nuova architettura della rete, che se tutto va bene dovrebbe essere pronta entro il 2005, i computer saranno invece in grado di mandare in missione degli «agenti intelligenti» che esploreranno per noi migliaia di siti selezionando alla fine solo ciò che è rilevante. Per chi cerca informazioni sulla Regione Lazio il nuovo Web starà attenta a non mischiarle con quelle sulla squadra di Inzaghi e Nesta.

Chi vuole saperne di più su un nuovo aggeggio elettronico descritto in un settimanale potrà ricevere l’indirizzo di tutte le persone citate nell’articolo e quello del negozio che lo vende a miglior prezzo. E per chi pianifica un viaggio, la rete semantica capirà che quel “21.00” si riferisce all’orario di partenza e non al costo del taxi per andare all’aeroporto. «La rete semantica darà vita a una rivoluzione grande quanto quella della World Wide Web» sostiene Richard Hayes-Roth, “chief” del software alla Hewlett-Packard. L’idea che un computer possa arrivare a comprendere il contesto delle parole e le loro relazioni, così come facciamo noi tutti i giorni, trova naturalmente molti scettici. E non ci sono solo le difficoltà di ordine tecnico.

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