La prima classe virtuale è nell’istituto tecnico

Pubblicato su La Stampa giovedì 12 giugno 2003

La «classe virtuale», quella dove allievi e professori formano via internet una comunità scientifica capace d’interagire anche a distanza, sia da casa sia da scuola, non solo come utenti, ma anche come creativi delle tecnologie informatiche che usano, è stata istituita per la prima volta in Italia, all’istituto tecnico Majorana di Grugliasco, vicino a Torino. All’istituto professionale Castigliano d’Asti 750 allievi, via web, riescono a mettere a confronto e ad aggiornare di continuo le loro competenze con le esigenze del mercato del lavoro dell’intero pianeta.

L’Istituto tecnico Pascal di Giaveno ha creato una rete informatica che serve tutte le scuole della valle che lo accoglie. A Novara padri e madri degli iscritti all’Istituto tecnico industriale Giacomo Fauser ogni sera possono visualizzare sul sito della scuola i risultati conseguiti al mattino dai figli, il voto delle interrogazioni e dei compiti in classe.

Gli aspiranti geometri dell’Istituto tecnico Eula di Savigliano sono in grado di proporre, previa autorizzazione degli interessati, i curriculum degli iscritti alle sette scuole elementari, medie e superiori della città, per consentire al Comune di pianificare i servizi utili ai minori di 18 anni.

Sono alcuni dei risultati ottenuti dal progetto Ict, «Information Communication technology» promosso con oltre 21 milioni di euro dalla Fondazione Crt, presieduta da Andrea Comba, per diffondere l’informatica nelle scuole del Piemonte e della Valle d’Aosta. L’iniziativa ha co-finanziato 383 progetti che hanno coinvolto 50 mila insegnanti e 430 mila studenti, fra i sei e i 18 anni.

«L’idea – ricorda Giovanni Ferrero, vicepresidente della Fondazione – nacque un pomeriggio di quattro anni fa. Stavo rientrando a Torino da Roma, un po’ sconfortato, reduce da una riunione al ministero dell’Istruzione sulla diffusione delle tecnologie informatiche nelle scuole. Ancora una volta avevamo ascoltato tanti buoni propositi, ma non si era riusciti a partire con un progetto pilota».

A Torino bastarono pochi giorni per capire il da farsi. «Non ci interessava distribuire una manciata di miliardi, giusto per dire che la Fondazione aveva aiutato le scuole a dotarsi di computer. Abbiamo voluto che questo sforzo desse subito risultati eloquenti, che dimostrassero come l’informatica può migliorare la vita quotidiana. Pertanto con l’aiuto tecnico di Csp e di Csi Piemonte abbiano costruito un progetto multilivello. Offre alle scuole finanziamenti, ma anche servizi di base e consulenza».

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