Dalla carta agli archivi elettronici; dalle biblioteche alla consultazione in linea: si aprono nuove frontiere alla generazione di giovani che pensa in modalità “motore di ricerca”. Un’idea (per adesso a pagamento) per l’immortalità della cultura. Da replicare nell’istruzione? (gratis, naturalmente).
The trouble with books is that they are too low tech (Il problema dei libri è che sono troppo poco tecnologici). Esordisce in questo modo un articolo di Chris Taylor pubblicato sul Time di questa settimana (24/11/03) all’interno di un intero dossier dedicato alle invenzioni più cool dell’anno.
Come può l’oggetto libro attirare l’attenzione di chi ha classificato le scoperte più innovative del 2003? Si tratta forse di una nuova versione di e-books? Magari qualche autore (Stephen King fu il primo) ha in progetto di pubblicare un’opera solo su Internet? Secondo Chris Taylor, il mondo della cellulosa e il mondo dell’informazione via cavo sembrano aver trovato un punto d’unione: grazie ad Amazon. Il portale principe della vendita on line di libri (e altro) apre una nuova frontiera: un motore di ricerca all’interno dei libri stessi. Pare infatti che il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, abbia fatto scansionare e caricare (a partire dalla scorsa primavera) circa 120.000 interi libri per crearne un archivio disponibile e consultabile dal portale internet a mezzo di un search engine che esplora il contenuto del libro non soffermandosi soltanto all’indice, ma sfogliando direttamente il testo. Sorge spontaneo chiedersi: perché? E la legalità? I diritti d’autore? Come funziona? Con quale scopo? All’origine di tutto si pone la necessità di reperire informazioni sempre aggiornate e nel modo più veloce possibile a cui la generazione di ragazzi e giovani che sta crescendo con Google esigerà sempre di più (cfr Chris Taylor). Una necessità dimostrata da una ricerca pubblicata in America dove, già nel 2001, risultava che il 71% dei teen-agers consultava principalmente Internet per svolgere i compiti di scuola. Amazon coglie nuovamente una sfida partendo da una base sicura: lo sviluppo sempre maggiore che avrà la mentalità a forma di “motore di ricerca”.
In secondo luogo, ripensando dunque ai primi 120.000 testi completi presto disponibili sul portale, sorge spontaneo chiedersi come Jeff Bezos sia riuscito a spuntarla con l’impenetrabile sistema dei copyright e dei diritti d’autore. L’archivio di Amazon non si presenterà come una biblioteca non-profit. Sarà infatti una sorta di pay-per-view (alla maniera delle TV satellitari a pagamento): avranno accesso soltanto gli utenti già registrati sul sito di Amazon i quali, preventivamente, dovranno inserire anche i dati della carta di credito. La consultazione delle prime pagine sarà gratuita, una più approfondita (ma non più lunga del 20% dell’intero libro) sarà soggetta all’addebito del costo stabilito.
E’ dunque opportuno dedurre che l’idea fondamentale di Bezos resti quella di aumentare le vendite dei libri (conseguenza della consultazione iniziale provocante “l’acquolina in bocca”). Oggettivamente, non si tratta di un’invenzione del tutto originale, bensì di un’adattamento di ciò che Steve Jobbs, fondatore e “guru” della Apple, ha già creato con il suo archivio musicale i-Tunes (migliaia di brani scaricabili in mp3 per il momento solo da utenti Apple in USA, al costo di 0.99 dollari ciascuno) e che è stato decretato dal Time l’invenzione dell’anno.
Ritornando alla parvenza consumistica di Amazon, in realtà sarebbe ingiusto non considerare un ultimo e fondamentale aspetto di questa iniziativa. Bezos (e Jobbs no?) potrebbe garantire infatti il sogno di molti scrittori e autori: l’immortalità. Ciò che è stampato può rischiare di andare perduto, distrutto e dimenticato (lo stesso accade regolarmente a scuola con i lavori salvati CdRom). E su Internet? Può vivere per sempre e rimanere a disposizione per chiunque. Chris Taylor afferma in conclusione al suo articolo che la dicitura “Fuori stampa” potrebbe presto non avere più significato.
Una considerazione ulteriore scaturisce da questa invenzione: la generazione di google, prima citata, è una folta schiera di persone (giovani e non) che fanno uso di Internet non solo perché è veloce nel reperire le informazioni (i libri su carta non hanno il motore di ricerca) ma, soprattutto, perché è gratuito ed è visibile da tutti. Gli esempi di Amazon e Apple rappresentano una nuova visione della cultura a disposizione di chi sceglie di pagare (seppur cifre oneste e del tutto apprezzabili) per consultare e entrare in possesso di frammenti culturali secondo i propri gusti. Un modello che il mondo dell’istruzione potrebbe e dovrebbe sviluppare come servizio agli studenti, per aprire le loro menti ad una visione “globale” (nel senso più positivo e primario di questo termine) della cultura. Il tutto, ci si augura, gratuitamente. Un sistema (sull’esempio di molte università), nel pieno rispetto dei diritti d’autore, ad accesso limitato ai soli iscritti di una scuola è il futuro delle nuove tessere bibliotecarie e di un patrimonio “immortale”. Speriamo non di una “pay-per-school”…
Dario Zucchini & Simona Tommasi