Un primo testo con il quale iniziare a ragionare sull’e-government è quello di Holmes, un giornalista e sociologo canadese che afferma di vivere “a Parigi e nel ciberspazio”…
Titolo
“E.gov. Strategie innovative per il Governo e la Pubblica Amministrazione.”
Autori
Douglas Holmes
Editore
Franco Angeli
Pagine
303
Anno
2002
Prezzo
20,00 €
Titolo
“La sindrome del computer arrugginito. Nuove tecnologie nel Sud del mondo tra sviluppo umano e global”
Autori
Gianmarco Schiesaro
Editore
Sei
Pagine
190
Anno
2003
Prezzo
10,00 €
Titolo
“Internet: La democrazia possibile.”
Autori
Paolo Zocchi
Editore
Guerini e associati
Pagine
239
Anno
2003
Prezzo
18,50 €
Un primo testo con il quale iniziare a ragionare sull’e-government è quello di Holmes, un giornalista e sociologo canadese che afferma di vivere “a Parigi e nel ciberspazio”. Il saggio comprende due introduzioni molto istituzionali, di Lucio Stanca, ministro per l’innovazione e le tecnologie, e di Umberto Paolucci, vice presidente di Microsoft, ma riesce a evitare quasi del tutto ogni eccesso propagandistico.
L’autore disegna lo scenario complessivo dell’e-gov, raccontando sia gli esperimenti più avanzati, in particolare con le città cablate, sia i casi in cui le connessioni e i servizi di informazione e di interazione in Rete riescono a risolvere annosi problemi nei paesi in via di sviluppo. In India, per esempio, la trasparenza sui prezzi delle derrate agricole e la possibilità di contrattare la loro vendita on line potrebbe scardinare la piccola burocrazia di intermediari che parassitizza la produzione e il commercio in molte regioni. Il fatto che le grandi aziende dell’informatica investano nel Terzo Mondo, inoltre, non deve essere visto come unicamente negativo, dato che parte dei “dividendi digitali” potrebbero finire anche nelle tasche dei Paesi coinvolti, come il Sudafrica o il Mali.
I resoconti e le analisi di questo saggio saltano così da un angolo all’altro del pianeta, dagli Stati Uniti all’Australia, dalla Repubblica Ceca a Singapore, con un capitolo dedicato all’Italia e con uno stile che è sempre leggero e scorrevole.
Non mancano le riflessioni su quello che comporterà l’informatizzazione nei campi più delicati, come l’ordine pubblico e la difesa, ma nel complesso il testo fornisce un panorama accurato dell’altra faccia della globalizzazione, quella che favorendo una maggiore trasparenza e lo sviluppo anche nelle aree più povere dovrebbe garantire un maggior benessere per tutti.
Il libro mantiene una buona oggettività, seguendo il principio che l’eliminazione della burocrazie e dell’inefficienza deve essere un obiettivo di tutti, che fa cadere qualsiasi distinzione tra destra e sinistra. Più semplicemente, i politici e gli amministratori che non conoscono Internet presto non avranno più possibilità di essere eletti, dato che l’attuale generazione è l’ultima in grado di tollerare lo stare in coda.
Un secondo saggio, più schierato del precedente, è quello scritto da Paolo Zocchi, collaboratore delle testate “Europa” e “Mondoperaio”. Qui, più degli elogi di quanto è stato fatto finora per l’e-gov, si legge un’analisi molto dettagliata di tutto ciò che ancora si deve fare per eliminare il digital divide.
Viene dato un grande peso sia al divide interno, che interessa le fasce più deboli della popolazione anche nei paesi industrializzati, sia a quello globale, che potrebbe tagliare fuori dallo sviluppo i paesi più deboli. L’impostazione del libro è di non demonizzare Internet, ma non vederla neppure come uno strumento magico capace di risolvere ogni problema. Per realizzare dei progressi, però, occorre rovesciare l’attuale stato di cose, in cui seicento milioni di persone hanno il privilegio di usare Internet, mentre altri 600 milioni non hanno mai usato il telefono. Per un’estensione della legge di Metcalfe (che afferma che il valore di una rete cresce in modo esponenziali con il numero degli utenti), secondo l’autore l’efficacia di Internet dipende in gran parte dalla sua capacità di non escludere nessuna comunità.
In questo saggio è molto interessante la parte dedicata a tutte le aree che al momento sono interessate dal digital divide, sia in Italia e nei paesi industrializzati sia nelle regioni in via di sviluppo, con particolare attenzione all’Africa.
Da un punto di vista operativo, il libro sostiene la tesi che occorre intendere l’e-government come “disciplina del governare” o, in modo più semplice, del “buongoverno”.
Nel terzo testo, infine, Schiesaro, da tempo impegnato nello studio di come le nuove tecnologie possono essere usate nell’ambito della cooperazione internazionale, individua delle soluzioni per l’uso della Information e communication technology nel Terzo Mondo, evitando sia i traumi di un progresso inadatto e calato dall’alto sia la visione di chi vorrebbe limitare gli aiuti alle risorse essenziali, come gli aiuto alimentari e i medicinali.