Dal libro del giornalista Sam Williams esce un Richard Stallman molto incensato ma con risultati un po’ grotteschi. Bambino che secondo la madre era prodigio, bravissimo con le parole crociate, Stallman…
Titolo
“Codice ribelle. La vera storia di Linux e della rivoluzione open source.”
Autori
Glyn Moody
Editore
Hops
Pagine
418
Anno
2002
Prezzo
19,90 €
Titolo
“Codice libero. Richard Stallman e la crociata per il software libero.”
Autori
Sam Williams
Editore
Apogeo
Pagine
219
Anno
2003
Prezzo
14,00 €
Dal libro del giornalista Sam Williams esce un Richard Stallman molto incensato, ma con risultati un po’ grotteschi. Bambino che secondo la madre era prodigio, bravissimo con le parole crociate, Stallman ha avuto una crescita difficile, con periodi al limite dell’autismo, e oggi è goffo e pieno di difficoltà. Il biografo pare quasi volutamente impietoso nel descrivere i suoi tic nei dettagli, anche mentre al ristorante si mordicchia pensosamente le punte dei capelli o ruba al suo ospite le ultime polpettine rimaste, o nel raccontare che questo mito vivente è ingrassato perché a causa di un piccolo incidente ha dovuto abbandonare le danze popolari, l’unica forma di moto che praticava.
Sul versante del lavoro le cose non vanno meglio. Di Stallman, testardo e pignolo fino all’inverosimile, sono gli amici stessi a dire che con lui è pressoché impossibile lavorare. Forse è anche per questo che il genio dell’open source ha programmato per anni a ritmi impossibili, fino a rovinarsi le mani e a dover assoldare una dattilografa per continuare, senza però riuscire, sempre solo, a costruire il kernel che sognava, a differenza di quel Linus Torvalds da lui bollato come impuro ma in grado di riunire intorno a sé una grande comunità di sviluppatori.
La traduzione di Bernardo Parrella è scorrevole e letto con ironia il libro è divertente. Sul sito di O’Really si trova il testo completo in inglese; ora si trova on line anche la versione in italiano, all’indirizzo http://siena.linux.it/documenti/CodiceLibero.
Di taglio completamente diverso è il lavoro di Glyn Moody, un giornalista collaboratore di testate come “Computer Weekly”, “Wired” e “Financial Times”, che ricostruisce tutta la storia dell’open source, iniziando il racconto dalla “lettera aperta agli hobbisti” scritta nel 1976 da Bill Gates contro la pirateria, per arrivare fino all’ascesa di Linux.
La cronaca, approfondita, è arricchita da numerose interviste agli ideologi dell’open source, raccolte tra il 1999 e il 2000. Il tutto non manca di passione, ma rimane abbastanza oggettivo, senza cadere nel folclore e nei piccoli romanticismi che a volte caratterizzano i libri e gli articoli che trattano di tali argomenti.
Anche qui Stallman e il suo progetto Gnu non vengono dimenticati, ma questo testo pacato sfata il mito dell’hacker asociale, brutto, sporco e cattivo, dato che pone la maggiore attenzione su Linus Torvalds, uno che, come sottolinea l’autore, si lava regolarmente, tiene i capelli corti, porta vestiti puliti e curati, ha un lavoro rispettabile ed è padre di famiglia.
Più in generale Moody traccia un quadro completo sia dei sistemi operativi sia del software open e libero negli ultimi venti anni, esaminando da un lato la storia di Unix e di Windows e dall’altro la nascita di Mosaic o di Apache.
L’autore ha il solo difetto di non riuscire a rendere appassionante la sua narrazione per i non addetti ai lavori, che in diversi punti non riusciranno a trattenere qualche sbadiglio.