Otto paesi dell'Europa centrale e orientale oltre a Cipro e Malta hanno aderito all'Unione europea il 1° maggio 2004. Si tratta di un evento storico che farà dell'Europa un continente più forte, più democratico e più stabile, con un mercato unico che conferirà vantaggi economici a tutti i suoi 450 milioni di cittadini.
Porte aperte
L'Unione europea ha percorso un lungo cammino da quando i sei Stati membri fondatori unirono le loro forze per creare la Comunità europea del carbone e dell'acciaio nel 1951 e la Comunità economica europea nel 1957, facendo appello ai popoli d'Europa, animati dallo stesso ideale, perché si associassero alla loro iniziativa.
Nel 1973 gli Stati membri sono passati da sei a nove e nel 1995 erano 15. Nel frattempo l'Unione europea (ormai così denominata) aveva creato un mercato unico e una moneta unica ed aveva esteso la propria agenda economica e sociale alla politica estera e di sicurezza.
L'attuale allargamento, che porta il numero di Stati membri da 15 a 25, è il più imponente nella storia dell'Unione. Esso affonda le radici nel crollo del comunismo, simboleggiato dalla caduta del muro di Berlino nel 1989, che offrì la possibilità unica e inaspettata di estendere l'integrazione europea all'Europa centrale e orientale. Una delle priorità dell'Unione dopo l'allargamento è migliorare il tenore di vita dei nuovi Stati membri, che in tutti questi paesi è decisamente al di sotto della media UE.
Pronti a tutti gli effetti
Per i dieci nuovi membri, ovvero Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria, l'adesione formale è avvenuta il 1° maggio 2004. Questo processo rappresenta il culmine di un lungo periodo di preparativi e di negoziati.
Tuttavia, quando i trattati di adesione furono firmati nell’aprile del 2003, i ministri dei nuovi Stati membri assistevano già alle riunioni del Consiglio dei ministri dell'UE e partecipavano a pieno titolo ai lavori attualmente in corso relativi alla riforma costituzionale dell'UE.
L'allargamento avrà un notevole impatto economico, in quanto un mercato più vasto e maggiormente integrato stimolerà la crescita economica non solo negli attuali Stati membri ma anche in quelli nuovi, che trarranno vantaggio dagli investimenti delle imprese dell'Europa occidentale e dalla possibilità di accedere ai finanziamenti UE a favore dello sviluppo regionale e sociale. L'integrazione delle loro economie nel resto dell'Unione è già in corso, in quanto gli accordi commerciali, negoziati e applicati ancora prima dell'adesione, hanno già eliminato praticamente tutte le barriere, tariffarie e contingentali che ostacolavano le esportazioni di tali paesi negli attuali Stati membri.
Condizioni per l'adesione
Il trattato sull'Unione europea, entrato in vigore nel 1993, sancisce (all'articolo 49) che ogni Stato europeo che rispetti i principi di libertà e democrazia, i diritti dell'uomo e le libertà fondamentali, nonché lo Stato di diritto, può chiedere di diventare membro dell'Unione.
Un ulteriore chiarimento è stato fornito in occasione della riunione dei capi di governo UE di Copenaghen del 1993, in cui si sono stabilite le condizioni di base che uno Stato deve soddisfare per entrare a far parte dell'Unione:
* esistenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia;
* stato di diritto, rispetto e tutela dei diritti dell'uomo e delle minoranze;
* esistenza di un'economia di mercato funzionante;
* capacità di fare fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale all'interno dell'Unione;
* capacità di assumersi gli obblighi che comporta l'adesione all'UE, compresi quelli connessi all'unione economica e monetaria.
Preparativi per l'adesione
Per predisporsi all’adesione all’UE nel 2004, i nuovi Stati membri hanno dovuto adottare il cosiddetto acquis comunitario, il che significa applicare 80.000 pagine di diritto UE, rendere più efficienti le strutture burocratiche e amministrative, rafforzare i sistemi giudiziari e aumentare la sicurezza alle frontiere orientali, che rappresenteranno i confini esterni dell'Unione a 25. La sicurezza delle frontiere esterne è una condizione preliminare perché le frontiere interne dell'UE rimangano aperte. L'Unione ha fornito notevole assistenza, sia in termini finanziari sia sul piano del sostegno tecnico e della consulenza, affinché i controlli alle frontiere potessero raggiungere i livelli esistenti nell'UE.
Ancora prima che iniziassero i negoziati nel 1998, l'Unione aveva aiutato i paesi candidati nei loro preparativi per l'adesione, varando già nel 1989 il cosiddetto programma Phare con l'obiettivo di assistere tali paesi nella transizione verso un'economia di mercato e nella costruzione dell'assetto istituzionale tipico delle democrazie pluraliste. Nel corso del tempo, l'azione dell'UE in questo campo si è concentrata sempre più sulle specifiche condizioni da soddisfare per aderire all'Unione.
Alla fine del 2002, meno di 13 anni dopo la disgregazione dell'impero sovietico e la fine della guerra fredda, gli otto paesi dell'Europa centrale e orientale avevano completato i negoziati ed erano pronti ad aderire all'Unione, insieme alle due isole del Mediterraneo. Altri due paesi candidati, la Bulgaria e la Romania, non sono riusciti a concludere in tempo i rispettivi negoziati e la loro adesione all'UE è stata rinviata al 2007.
Facilitare il processo di integrazione
L'esperienza dei precedenti allargamenti dell'UE ha dimostrato l'efficienza del processo di integrazione europeo. I cambiamenti radicali tuttavia sono spesso motivo di preoccupazione e l'allargamento in corso non fa eccezione. La sua stessa portata ha sollevato interrogativi fra i cittadini degli attuali Stati membri e dei paesi candidati riguardo all'impatto che l'allargamento avrà sulla loro vita e sul loro lavoro.
Negli attuali Stati membri dell'UE sono stati espressi timori riguardo all'aumento dell'immigrazione, all'afflusso di manodopera a basso costo e all'impatto prodotto dall'introduzione di standard ambientali meno rigidi. Dal canto loro, i cittadini dei nuovi Stati membri si sono chiesti se le loro economie saranno in grado di competere con quelle degli altri paesi dell'Unione o se i loro agricoltori riusciranno a misurarsi con quanti hanno usufruito per anni delle sovvenzioni UE.
Queste problematiche sono state affrontate nel corso dei negoziati che si sono svolti con ciascun paese candidato fra il 1998 e il 2002 e per ognuna di esse è stata trovata una soluzione. Come gli allargamenti precedenti, sono stati istituiti meccanismi di salvaguardia per fare fronte ad eventuali conseguenze impreviste. Altre questioni sono state affrontate attraverso misure transitorie, che distribuiscono su un periodo pluriennale l'impatto di problematiche cruciali quali la libera circolazione dei lavoratori (preoccupazione espressa dagli attuali Stati membri) oppure l'acquisizione della proprietà (problema sollevato dai nuovi paesi aderenti).
La prossima fase dell'allargamento
Bulgaria e Romania aderiranno all'Unione nel 2007, a condizione che soddisfino i requisiti per l'adesione entro il termine previsto. L'UE si adopera per fornire il massimo sostegno in tale processo.
Per un terzo paese candidato, la Turchia, non è ancora stata fissata la data definitiva dei negoziati di adesione. Alla fine del 2004 l'Unione procederà ad un riesame per stabilire se la Turchia soddisfi i criteri politici per l'adesione, in termini di rispetto dei diritti umani, Stato di diritto e tutela delle minoranze. Se l'esito del riesame sarà positivo, i negoziati potrebbero iniziare entro breve termine. La richiesta di adesione inoltrata dalla Croazia nel febbraio 2003 è attualmente all'esame della Commissione europea, che dovrà decidere se i negoziati di adesione possono avere inizio.
Per maggiori informazioni sull'allargamento dell'Unione Europea: http://europa.eu.int/pol/enlarg/index_it.htm