Sono reduce dal convegno sull’Open Source svoltosi Abano Terme il 14 e 15 aprile 2005 (http://www.floss2005.org) in cui ho fatto un intervento nella sessione sull’OSS nell’educazione (http://www.floss2005.com/programma.php). Discutiamo un po’ sempre le stesse tematiche, con un autocompiacimento un po’ snob. Credo che sarebbe invece più utile avviare una riflessione davvero critica.
Cominciamo quindi con gli aspetti ideali, “valoriali”:
· l’accesso al codice sorgente, la libera ridistribuzione, l’esplicita esclusione di discriminazioni di singoli, di gruppi o di campi di applicazione hanno in sé un valore educativo prima ancora che tecnico;
· il software Open Source ha da tempo trovato sull’intero territorio nazionale canali di comunicazione e di diffusione spontanei all’interno di singole scuole, di reti di istituti, di gruppi di insegnanti.
Guardando le cose più da vicino, si può poi rilevare che:
· Linux nasce e cresce, quantitativamente e qualitativamente, come prodotto di rete, su base collaborativa, che fa dell’espansione e dell’adattamento alle diverse situazioni un principio fondante: i modelli operativi non sono pertanto imposti, ma proposti, e ciascun soggetto, se ne è capace, può ridefinirli e rimetterli in circolo;
· i diversi programmi e le diverse distribuzioni si caratterizzano spesso perché sono il risultato della fatica di autentici “addetti ai lavoriâ€? di specifici settori; ciò ha come conseguenza un’accresciuta, esplicita e consapevole dimensione socio-culturale dell’operazione di progettazione, realizzazione, diffusione dei singoli software e delle distribuzioni;
· anche la documentazione ha un’impostazione dinamica e collaborativa: nascono e crescono di comunità di persone che discutono sull’efficacia e sui possibili miglioramenti di un singolo programma o di un’intera distribuzione.
Vanno però descritti anche i risvolti problematici:
– non si sono infatti ancora sufficientemente consolidati standard procedurali e di interfacciamento con programmi e dispositivi, ovvero le certezze operative e cognitive che costituiscono la base di riferimento necessaria per una diffusione massiccia di una tecnologia;
– nella gran parte delle concrete situazioni delle scuole le diverse distribuzioni di Linux al momento possono ragionevolmente entrare soprattutto come sistema operativo e come insieme di applicazioni di “secondo livelloâ€?, dirette agli insegnanti attualmente più coinvolti e disinvolti nell’uso didattico delle TIC, allo scopo di accrescerne le prospettive operative e soprattutto la consapevolezza socioculturale.
Insomma: l’obiettivo di una fase “matura” nel campo dell’OSS a scuola dovrebbe tendere a sviluppare e diffondere visione di insieme, capacità di confronto e di autonoma valutazione di ciascuno (e quindi anche degli studenti), piuttosto che a perpetuare e riproporre una sorta di contrapposizione (sterile e per ciò stesso perdente) tra “buoni” e “cattivi”.
Questo atteggiamento sarebbe scorretto anche su di un piano più generale: l’ azzeramento globale dell’esistente e la sua sostituzione con un OSS totalizzante, non sono infatti non solo possibili, ma nemmeno corretti sul piano della democrazia e della trasparenza delle relazioni professionali ed educative, dal momento che costituirebbero nei fatti una forzatura, diversa nelle forme, ma eguale nelle sostanza dell’impostazione autoritaria, analoga al monopolio commerciale.
Marco Guastavigna
Articolo interessante e bilanciato. Credo però che non si stia andando esattamente nella direzione di un’ egemonia dell’opensource… Anzi: l’atteggiamento è ancora se non di paura del cambiamento, almeno di scetticismo..