La biblioteca centrale britannica, una delle più importanti del mondo, ha pubblicato, a fine settembre, un rivoluzionario “Manifesto IP“, un documento sulla proprietà intellettuale che prende le distanze dalle tecnologie DRM.
I sistemi di Digital Right Management (DRM) sono soluzioni tecniche per la gestione dei dritti d’autore relativi a contenuti digitali. Secondo la British Library questo tipo di protezioni, adottate con sempre maggiore frequenza dall’industria, minacciano di rendere la memoria storica dell’umanità lacunosa o addirittura di cancellarla. Il direttore Lynne Brindley spiega, in un intervista su Cnet, che il DRM “Non si può aggirare per consentire l’accesso ai disabili o la conservazione, ed è una tecnologia che non scade, come invece fa il diritto d’autore. Violando, in effetti, la stessa legge sul diritto d’autore”.
La digitalizzazione dei materiali cartacei o audiovisivi è sembrata, inizialmente, un modo per rendere più duraturi nel tempo i contenuti e consegnarli con più certezze alle generazioni future. Pensiamo alla robustezza di un CD messa in confronto con un semplice libro, una fotografia od un manoscritto.
L’introduzione del DRM, però, può limitare pesantemente la copia (anche di sicurezza) e l’utilizzo del materiale digitale. Ad esempio l’assenza di una data di scadenza su un contenuto DRM può impedirne per sempre la fruizione, sia dopo la scedenza del diritto d’autore che dopo la chiusura (non improbabile nei secoli) della azienda che lo ha venduto! Infatti molti DRM funzionano mediante lo scambio di certificati digitali tra il fornitore del servizio e l’utente finale: se il pc viene sostituito, se la connessione internet è assente e se il fornitore del certificato ha chiuso i battenti può diventare impossibile continuare a fruire dell’opera scaricata! Per fare un esempio potremmo parlare di dschi e di libri che sono in grado di autodistruggersi automaticamente una volta perso il link con la casa editrice! Non solo ma molti DRM pretendono anche di poter controllare quale uso ne può fare l’utente dell’opera che ha acquistato, sarebbe come dire che un certo libro lo puoi usare solo per leggerlo sotto l’ombrellone e non per metterlo in bella vista in libreria o non per ricavarne informazioni storiche o fare ricerche. Ecco che diventa impossibile per un non vedente poter accedere, ad esempio, ad un testo blindato con il DRM se il programma di lettura vocale del testo non è compatibile con il DRM.
Per ulteriori approfondimenti:
British Library calls for digital copyright action – Cnet News
British Library launches IP manifesto