In occasione della giornata del risparmio energetico ci sono arrivati dei kit ecologici che abbiamo distribuito agli studenti. L’iniziativa, che vede una lunga lista di sponsor istituzionali e non, ha dato a studenti e docenti un sacchettino contenente due lampadine a basso consumo e una doccetta per sprecare meno acqua.
Ma aprendo le scatole si rimane basiti: le lampadine di tipo a fluoresenza sono tutte abbastanza grandi con il filetto piccolo, in pratica inutilizzabili. Con questo fattore di forma non entrano nell’abatjour e non si avvitano nel normale lampadario. Guardando la scatola si scopre, inoltre, che le lampadine sono state prodotte in Sri Lanka in chissà quali condizioni lavorative e ambientali. Anche la tecnologia a fluorescenza delle ventennali lampade a basso consumo è oramai obsoleta, per consumare pochissimo e inquinare ancora meno bisognava distribuire le nuove lampadine a LED molto più ecologiche anche in fase di smaltimento.
La doccetta è, invece, un mistero: tutti ci saremmo aspettati i soliti frangigetto che miscelano aria-acqua mentre ci ritroviamo uno scatolotto con dentro una doccetta in plastica cromata (inquinante?) con un limitatore di pressione. La fattura del prodotto è talmente scadente (made in China) che non sarà facile vederla utilizzata nelle nostre case.
Più che un operazione di sensibilizzazione a favore dell’ambiente sembra uno svuotamento di fondi di magazzino, un modo per smaltire tramite i nostri ragazzi rottami inquinanti altrimenti inservibili e un modo per continuare a speculare sui paesi in via di sviluppo con la nobile scusa dell’ambiente.
Come faremo a sensibilizzare i ragazzi sull’ambiente, se saranno obbligati a buttare nel cassonetto l’inutile regalo?