Prendo spunto da un atricolo uscito sul Telegraph.co.uk per fare confronti e riflessioni sul tema ICT e didattica, la traduzione dell’articolo è su Dschola
La prima cosa che noto è che il giornalista del Telegraph non nasconde i nomi e cognomi dei bambini (come invece ho fatto io) e neanche i volti, da noi i bambini sono trattati come ectoplasmi: innominabili e invisibili per via della legge sulla privacy. Da noi anche le foto delle gite hanno sempre i bambini con la striscia nera sugli occhi. Ci preoccupiamo di burocrazia e non di educazione?
E che dire di queste affermazioni: “Nonostante questo digi-curriculum, gli alunni non si sono trasformati in computer-dipendenti o cyber-blobs. Al contrario. Nel 2005, l’Office for Standards in Education classificò la scuola nel 10% delle peggiori del paese; ora rientra nel 10% di quelle al top”; mentre da noi il motivo principale che frena l’uso delle tecnologie è proprio il terrore della dipendenza insinuato ad arte dai media tradizionali, dai docenti che si sentono inadeguati e da super esperti ottuagenari di didattica.
Ma Attenzione! Gli insegnanti di questa scuola primaria inglese sono ben DUE, aiutati da altri DUE assistenti!!! Ma come??? E noi che abbiamo reintrodotto il maestro unico? Ce la faremo mai a raggiungere il livello della Redeemer Church of England Primary School? e quanto durano le ore di lezione? 15 minuti!?! boh
Poco prima si parla di aule innovative, in realtà soluzioni belle ed accoglienti esistono anche da noi e all’ultima fiera del libro nello stand del MIUR era esposta una possibile tecnoclasse con arredi diversi dal solito banco con lo spazio per penna e calamaio. Purtroppo il sistema degli appalti per gli arredi scolastici ci impedisce di avere laboratori o classi adeguati anche alle normali misure 626, il nostro stile è computer di recupero appoggiati su banchi rotti. Per fortuna non è sempre così, ovviamente, ma le scuole che progettano e realizzano laboratori ergonomici e innovativi non fanno molta notizia io ad esempio conosco solo la mia www.itismajo.it/labs e qualche altro centro Dschola.
Interessante notare che nel’articolo non si parla di PC per ogni studente da portare a casa ma di attrezzature di libero uso, forse qui con l’esperienza di un computer per ogni studente potremmo essere noi all’avanguardia! Ma, mentre alla Redeemer School Gli ispettori passano, valutano e premiano alle nostre scuole di Rivoli, Pavone e Novi Ligure dell’esperienza fatta rischia di non rimanere nulla.
E che dire della robotica? da noi le eccellenze regionali e nazionali non mancano ma si tratta sempre di iniziative portate avanti da docenti appassionati che non riescono a diventare curricolari. Nelle riforme della scuola questi temi sono tabù.
Sui fornitori di tecnologia in Italia il discorso è molto diverso: fatte salve alcune eccezioni, molto limitate nei numeri, alle scuole vengono donati quasi esclusivamente PC usati e obsoleti veri rottami da discarica, le aziende fanno a gara per aggiudicarsi gli appalti a suon di ricorsi e giammai nel donare alle scuole tecnologia di ultima generazione, molti progetti vengono gestiti con lo spirito del colonizzatore che impone modelli a prescindere dalla didattica e probabilmente non c’è nessun vero interesse nell’investire sulle nuove generazioni.
Alla fine, in questo articolo, fatta eccezione per i due docenti più due assistenti e per i moduli da 15 minuti, ci sono tutte cose che nelle nostre scuole abbiamo già visto e sperimentato ma che non ci porteranno mai all’eccellenza perchè non avremo mai la libertà , le risorse e la cultura per portarle a sistema.
1. Speriamo che Gelmini lo legga. 2. Ora fanno la vetrina e risparmiano, ma in uk ci sono scuole anche messe peggio delle nostre, e per “fare sistema” anche lì le risorse da qualche parte dovranno prenderle, come da noi.
3. L’autore dell’articolo (e di conseguenza anche tu) mette l’accento sulle tecnologie. In realtà sarebbero da approfondire altre questioni, che cosa d’altro sia cambiato: le tecnologie non migliorano automaticamente l’apprendimento. Possono esserci ben altre scelte e soluzioni che contribuiscono quanto o più dell’uso delle tecnologie in sé, ma che fanno molto meno rumore, o addirittura non sono visibili, come la formazione dei docenti, la governance della scuola, il tipo di programmazione didattica, i criteri teorici consapevolmente assunti per operare le scelte strategiche, il monitoraggio, la valutazione. Esempio 1: la manipolazione di figure di cartone per girare un film: e ti pare niente? Esempio 2: “comprensione del mondo: bellissimo! Come avviene? Quali sono gli obiettiivi generali e le strategie? Non basta mica mettere i bambini davanti a un computer! E non è che i concetti della geografia adesso di punto in bianco non servano più!
4. Sono convinto che questo insieme di criteri , modalità e strategie educative, una volta esplicitate, potrebbero essere realizzate anche con dotazioni informatiche ordinarie.
Perciò, ripeto, qualcuno del ministero dovrebbe approfondire cosa c’è OLTRE alle tecnologie