Sono in pizzeria con amici, due tavoli del locale sono occupati da una allegra combriccola di ragazzini, età media circa 13-14 anni, che festeggiano un compleanno.
Educati, chiassosi e pimpanti come da manuale, la festa fila liscia. Ad un certo punto una fanciulla inizia a giocare con un puntatore laser, il gioco si fa inspiegabilmente preoccupante: si puntano il raggio nell’occhio e giocano a resistere il più a lungo possibile… pochi secondi per volta, ovviamente, perché il dolore si fa sentire.
A questo punto intervengo, mi metto il cappello da prof, prendo la parola e la loro attenzione e gli dico: “Guardate che il raggio laser vi buca la retina in pochi secondi, non è un gioco! e la retina non si può curare! Anche se sul momento vi sembra di vederci ancora potreste perdere per sempre parti dell’occhio… fidatevi! so come è fatto un puntatore laser! è davvero pericoloso!â€?
Gelo, facce molto spaventate, il gioco è finito. Per fortuna il laser che usavano non è così potente, ma questo particolare non lo aggiungo.
Però penso alla scuola e mi arrabbio: ma possibile che dei ragazzi che hanno alle loro spalle ben 8 anni di scuola non sappiano cosa è un raggio laser? e che non sappiano nulla dell’occhio?
Ma che cosa li mandiamo a fare a scuola?
A studiare sempre e solo le piramidi egizie, il commercio dei fenici e la vita dei sumeri?
E meno male che non c’erano giornalisti altrimenti avremmo letto titoli del tipo “cyberbulli si bucano la retina con il laser per finire su youtube” con i commenti ancora più scontati e banali degli educatori “i giovani d’oggi pensano di vivere in un videogioco, manca il dialogo”, degli psicologi “sono disturbi della condotta in età evolutiva da curare con terapie adeguate” e dei politici “bisogna assolutamente vietare la vendita di queste diavolerie”. Quando, in realtà , a quei ragazzi è mancato soltanto un adulto in grado di spiegargli il raggio laser.