Con l’organico potenziato le suole possono dotarsi di un gruppo di docenti aggiuntivi da utilizzare per arricchire le attività e l’offerta formativa. In teoria l’opportunità è buona e ci potrebbe avvicinare alle altre scuole del nord Europa dove gli studenti, fatto salvo un curriculum di base, possono scegliere le lezioni e i corsi da frequentare.
Già da subito parecchie associazioni di docenti hanno lamentato tre principali problemi per l’organico potenziato: assegnazione dei posti in base alle esigenze dell’amministrazione e non della scuola (materie non richieste), utilizzo intensivo dei docenti in organico potenziato per le supplenze e carenza di progettualità nel PTOF che lascia questi docenti in sala docenti.
Ma ora vorrei proporre un novo punto di vista, quello dell’esperienza utente. Ci sono scuole con anche 10 docenti destinati al potenziamento e una buona progettualità nel PTOF che però non riescono ancora a dare agli studenti dei reali vantaggi, come è possibile?
La modalità che si sta consolidando, per l’utilizzo dell’organico potenziato, è più o meno la seguente: i docenti con incarichi importanti (dal vicario allo staff alle varie commissioni) chiedono un esonero, anche parziale, dalle lezioni per ottemperare a tutta la parte di gestione amministrativa e burocratica che progetti sempre più impegnativi (pensiamo all’alternanza scuola-lavoro, ai pon e così via) richiedono. Fatto salvo il ruolo del vicario (indispensabile e codificato) per le altre attività si può in un certo senso dire che i docenti con buona esperienza vengono spostati dalle classi agli uffici dove andranno a svolgere tutta una serie di attività che molto hanno a che fare con la segreteria e ben poco con la didattica. Convenzioni, reti di scuole, progetti, qualità, bandi, concorsi, liberatorie, monitoraggi e così via, la quantità di (in)utile cartaccia da produrre per qualsiasi cosa è davvero diventata mostruosa e le segreterie spesso non se ne occupano.
Non voglio dire che le segreterie delle scuole non siano più in grado di fare il loro lavoro e che quindi debbano farsi aiutare dai docenti più esperti ma piuttosto raccontarvi quello che succede agli studenti: gli allievi di questi docenti impegnati sul fronte burocratico-amministrativo si ritrovano ad avere un docente preso dal potenziamento che può cambiare di anno in anno.
Per gli studenti questo nuovo docente si chiama “supplente” e non certo potenziamento, la prima cosa che salta è la continuità didattica e la loro esperienza di scuola sarà sicuramente “depotenziata” e non certo il contrario.
Ora mi chiedo ma è questa la direzione giusta? i docenti titolari sommersi dalle incombenze burocratiche a fare lavoro di ufficio e alle loro classi l’equivalente di un supplente annuale? è questo lo spirito del potenziamento o stiamo sbagliando tutto?
Per una esperienza scolastica davvero potenziata basterebbe fare una cosa molto diversa (e forse anche più semplice): assegnare a tutti i docenti del potenziamento un compito unico e speciale: quello di tenere aperta la scuola ed i laboratori e la biblioteca tutti i pomeriggi, e volendo anche la sera. Non in classe dove gli studenti sono già obbligati a stare tutte le mattine ma in uno o più laboratori. In laboratorio non è neanche indispensabile avere il docente con la materia esatta e, in base alle materie dei docenti assegnati, diventa possibile attivare corsi di specializzazione e approfondimento su argomenti nuovi fino ad avere un fab-lab vero e proprio magari aperto al territorio in ogni scuola.
Questo sì che per i nostri studenti sarebbe un vero “potenziamento” reale concreto e visibile.