Il concetto di Thin Client è nato circa 20 anni fa e, a dirla tutta, è sempre esistito. Si tratta del classico terminale informatico rivisitato per avere interfaccia grafica (i vecchi terminali avevano solo interfaccia carattere), tastiera, mouse, uscita audio e cavo di rete. Il tutto sta in un piccolo scatolotto che promette risparmi notevoli lasciando l’onere computazionale ad un server specifico. In questo modo le applicazioni vengono eseguite sul server dove ogni utente ha un suo ambiente di lavoro virtualizzato (che va pure tanto di moda) e al Client arrivano solo le videate.
Buttata lì sembre una idea fantastica: investo solo sul server, spendo poco per i terminali, ogni utente ha un suo ambiente di lavoro che lo segue su qualsiasi terminale e posso aggiornare e scalare le prestazioni all’infinito lavorando solo su server e virtualizzazione. Nella scuola al posto del thin client vengono messi, per ragioni di ulteriore risparmio, dei vecchi rottami di PC ottenendo lo stesso risultato tecnico. Si tratta di una soluzione che aveva un senso in passato e che oggi è decisamente sconveniente, ne abbiamo già parlato in questo articolo: www.associazionedschola.it/blog/tecnosauri-il-laboratorio-con-terminal-server
Ma la domanda è: come mai dopo 20 anni di tentativi e buoni propositi il Thin Client fatica a diffondersi? proprio oggi che la virtualizzazione va alla grande? dove sta la fregatura?
Effettivamente ci sono due o tre “cosette” che rendono i thin client critici e ne hanno impedito giustamente il successo vediamo quali:
- I terminali costano troppo cari: il prezzo medio si aggira sui 200-300 euro mentre dovrebbero costare solo 50 euro. Allo stesso prezzo mi acquisto un PC desktop o un NetTop dotato di potenza di calcolo enormemente superiore. Tecnicamente sarebbe possibile realizzare un Thin Client con Rasperry PI spendendo non più di 50 euro a terminale e allora avremmo la nostra convenienza economica. Con 100-150 euro mi compero un PC Stick o un Micro PC in grado di eseguire Windows 10 con processore dual core e scheda video Full HD quindi potenza di calcolo adeguata per ufficio e multimediale a metà prezzo di un Thin Client. Qualsiasi PC è sempre in grado di svolgere la funzione di Thin Client.
- La potenza di elaborazione di un Thin Client è decisamente limitata, solitamente non sono in grado di lavorare senza server se non per la navigazione web. Per fare un paragone la potenza di calcolo (comunque modesta) di un Raspberry PI da 50 euro potrebbe perfino essere superiore a quella di un Thin Client professionale! Infatti su Raspberry è possibile installare una distribuzione Linux Debian completa e volendo anche solo un sistema terminale: http://pinet.org.uk
- La fruizione di contenuti video è quasi impossibile: I video vengono ricevuti dal server che li decodifica e li rimanda ai terminali ingolfando la rete. I terminali non essendo dotati di schede video non certo 4K ma almeno Full HD non hanno i codec adeguati al trasferimento in rete locale del flusso video compresso e talvolta non hanno neanche la scheda video adeguata alla visione di un video a bassa risoluzione. La rete locale per quanto veloce non è in grado di reggere non diciamo 2 o 3 flussi video mal compressi simultaneamente ma sovente neanche uno! Il risultato è che i video si vedono a scattoni, fuori sincronia o qualche fotogramma ogni tanto. L’esperienza multimediale dei Thin Client è semplicemente un disastro: niente video da youtube, niente skype, niente videoconferenze.Quello che è facile fare con un PC-Stick,un netbook o un tablet impossibile per un Thin Client.
I Thin Client sono nati per applicazioni da ufficio in un periodo dove la multimedialità era solo una teoria, il prezzo fuori mercato ne ha limitato la diffusione e quindi lo sviluppo tecnico. Oggi le limitate prestazioni multimediali li rendono inutilizzabili per molte delle attività che quotidianamente siamo in grado di fare con un tablet da 70 euro.
E’ proprio la grande disponibilità di terminali alternativi più economici e più potenti dei Thin Client a rendere questa soluzione oggi improponibile: Tablet, Netbook, PC-stick, NetTop costano meno di un Thin Client ed hanno la potenza di calcolo di un supercomputer di 10 anni fa. Se abbiamo comunque dei programmi e delle applicazioni da virtualizzare e che non riusciamo a mettere sul web possiamo valutare l’idea di tenere il server e di usare come terminali anche solo dei tablet da 70 euro.
Un netbook o un tablet sono più potenti di un supercomputer di 10 anni fa? La prego di verificare i dati prima di fare simili affermazioni: il supercomputer più potente a novembre 2005 raggiungeva una potenza di picco di 280.6 teraflops mentre il processore consumer più potente tra quelli attualmente disponibili sul momento (l’Intel Core i9 Extreme), rilasciato nel 2017, si ferma “appena” a 1 teraflop. Detto questo i thin client possono dire ancora molto, l’istituto tecnico vicino a casa mia ha un laboratorio basato su thin client e per applicazioni non multimediali (praticamente tutte in un istituto in cui si spazia tra CAD a programmazione passando per le applicazioni da ufficio ma non c’era alcuna necessità di Skype o YouTube) avevano un esperienza d’uso pari a quella dei potenti computer di cui disponevamo al liceo ma ad una frazione del costo (riguardo alla sua obiezione sui costi le faccio notare che ormai si trovano facilmente thin client sotto i 100€). Per quanto riguarda tablet da 70€ o PC stick non mi esprimo nemmeno: ha mai provato un tablet Android da 70€ dopo un anno? O ad usare un PC Windows 10 con soli 2GB di RAM? L’esperienza è terribile e non c’è ottimizzazione software che tenga.
si certo i supercomputer da centinaia di teraflop nel 2005 erano ottenuti con qualche migliaio di nodi computazionali, ciascun nodo aveva 32 o 64 cpu… quindi migliaia di cpu, il confronto con una singola cpu di oggi dovrebbe essere proporzionato ad un singolo nodo computazionale non certo ad un intero capannone pieno di server, al massimo un singolo armadietto rack o blade… e vincerebbe ancora il telefonino 😉
Oggi si può fare anche questo: https://www.associazionedschola.it/greenlab/2018/10/12/android-x86/
La ringrazio per la tempestiva risposta, posso dirle con certezza che un singolo blade dell’epoca è più potente di un dispositivo di fascia medio-bassa moderno, già a fine anni 90 c’erano costosissime workstation (prodotte dalla Silicon Graphics) che offrivano 5GB di RAM e una grande potenza computazionale (per l’epoca, la mia workstation attuale vincerebbe facile e non l’ho pagata migliaia di euro) in grado tutt’ora di annichilire quella presente in un device economico, i cellulari di fascia altissima sono un altro discorso, ho visto un iPhone XS destreggiarsi con impressionante rapidità in operazioni su modelli 3D.
Comunque l’esperimento con Android x86 è interessante (anche se io continuo a preferire Raspberry con il suo Raspbian visto che offre più flessibilità ai tecnici che lo configurano ma comprendo che certe volte per una scuola anche quei 1000€ per 20 raspberry sono troppi) comunque come sempre dipende dalla situazione, non raccomanderei mai un Terminal Server o una VDI a una scuola elementare, dove bisogna fruire di molti giochi, video e contenuti multimediali ma in una scuola media o superiore, dove ci potrebbe essere bisogno di usare software professionale (ambienti di sviluppo software, CAD, database…) un approccio basato su thin client o meglio ancora ibrido (un Raspberry Pi 3, l’unico computer sotto i 100€ che non soffre una rapida obsolescenza grazie all’attivissima comunità che si occupa di mantenerlo costantemente aggiornato, come computer per le applicazioni multimediali con installato Remmina che consente una facile connessione remota a un terminal server o a un virtual desktop quando si necessita di applicazioni disponibili solo su Windows o che richiedono prestazioni superiori a quelle del Raspberry, cosa vera nella maggior parte dei casi quando si tratta di istituti tecnici).
Comunque le posso dare ragione sul fatto che il thin client dedicato è quasi scomparso ritengo anche che l’idea del thin client (collegarsi a un potente terminal server o hypervisor tramite un dispositivo a bassa potenza come un Thin Client ma anche un Raspberry Pi o un vecchio PC) può ancora fare molto, specie in questo periodo di servizi cloud molto economici dove mettere per attivare un terminal server Windows sul cloud di Aruba o altri fornitori richiede giusto 15 minuti e qualche decina di euro al mese. Difficilmente degli studenti possono simulare reti con GNS3 o programmare con Eclipse usando un PC Stick o dispositivi economici simili e per loro le alternative rimangono 2 o comprare un PC desktop/portatile di fascia media a testa (circa 600€ * 20 computer + manutenzione) o predisporre dei client e un terminal server (1000€ per i client + qualche decina di euro al mese per il server con l’ulteriore vantaggio che questo richiede meno manutenzione di 20 computer desktop indipendenti). La tecnologia Terminal Server è ancora rilevante ed è confermato dal fatto che Microsoft ci investe tutt’ora (recentemente ha rilasciato un aggiornamento per Windows Server 2016 che consentirà di accedere ai propri dekstop remoti senza bisogno di un client dedicato ma con il solo uso di un browser HTML 5).