Molte scuole hanno scoperto ed utilizzato con soddisfazione le Google apps (posta elettronica, Google drive, calendario, contatti e documenti online e gratuiti). Il sistema è comodo e immediato e funziona bene con le Classi 2.0 ed il BYOD, quando cioè ogni studente ha un suo dispositivo personale che usa in maniera rigorosamente esclusiva oppure quando utilizzato su un PC di laboratorio “freezzato” che ad ogni riavvio ripulisce tutti i dati e i file dell’utente.
Ma se una scuola ha solo 30 tablet e vuole utilizzarli in tutte le classi? Cosa accade se lo stesso tablet viene utilizzato dagli studenti di 20 classi diverse? Ci sono scuole che, dopo aver investito tempo e risorse sulle Google Apps for Education, stanno riscontrato problemi non di facile soluzione nell’utilizzare le GApps proprio con i Tablet Android, quando questi sono condivisi tra tutti gli studenti. L’unica soluzione che oggi mi sento di consigliare è di abbandonare le Google Apps! vediamo perché…
Chiunque abbia avuto uno smartphone si è accorto che il sistema degli account di Google è notevolmente appiccicoso (tachisso in piemontese): una volta identificato l’utente con un account Gmail questo viene rigidamente associato a tutti i dispositivi che questa persona utilizza: telefono, tablet e PC con Chrome. Vengono abbinati non soltanto i dispositivi ma anche numeri di telefono, password, foto e anche documenti riservati. La soluzione è davvero comoda e perfetta ma soltanto se il tablet è “mio e solo mio” (One to One Computing o BYOD)
Se una scuola usa le Google APPs a lezione i suoi studenti, nel prendere il Tablet, dovrebbero seguire questa procedura: inserire account personale, rispondere a email o sms di sicurezza per verificare l’attendibilità dell’utente, attendere la sincronizzazione del profilo (che moltiplicata per tutta la classe portebbe anche rallentare la rete), finalmente lavorare e poi, a fine lezione, ricordarsi assolutamente di rimuovere l’account dal sistema e dal browser. Se l’account non viene correttamente rimosso lo studente successivo potrebbe usare l’account precedente o abbinare due account alla stessa macchina. Chi lavora a scuola sa benissimo che, con tanti studenti all’opera, la distrazione è sempre in agguato e, in pochi giorni, gli account condivisi sullo stesso Tablet potrebbero crescere a dismisura incrociando dati, rubriche e altri dati personali tra i diversi utenti, violando la privacy e obbligando i docenti o i tecnici a continue operazioni di pulizia r ripristino dei dispositivi.
Quindi:
- abbiamo il BYOD (tablet/smartphone dei ragazzi) o l’ One to One Compunting (classi 2.0)? meraviglioso le Google APPs fanno per noi!
- Siamo una scuola senza il BYOD e con pochi tablet da usare per tutti gli studenti? dimentichiamoci le Google APPs. La gestione e la manutenzione dei profili utente e dei dispositivi diventerebbe, in poco tempo, un lavoro improbo e indegno anche per il più bifolco dei sistemisti.
Ma allora se abbiamo 10 tablet della “Coop” o dell'”Esselunga” oppure se decidiamo di avere un laboratorio mobile con 30 tablet cosa possiamo usare per non impazzire con la gestione degli account? Possiamo usare, ad esempio, Edmodo, Padlet e Kahoot per avere a disposizione strumenti decisamente più “educational” delle Google Apps con una gestione semplificata degli utenti e – soprattutto – assolutamente indipendente dai dispositivi! Proprio quello che serve alle scuole!!!
Queste piattaforme non soltanto ci aiutano nella gestione degli account ma superano anche il limite minimo di età per gli account di Gmail che è di 13 anni (lo sapevate?), quindi al di fuori della portata di scuole primarie e medie. E il tablet? lo usiamo sempre senza account in modo che gli utenti non possano neanche aggiungere autonomanente app non richieste. Possiamo usare un account di servizio solo per le installazioni iniziali ricordandoci di rimuoverlo prima di portare il tablet in classe a inizio anno.
Qualche scuola ha anche provato a creare un solo account a nome del professore ed a utilizzarlo per tutta la classe usando un unico Google Drive. Questo accrocchio espone inutilmente il docente a responsabilità personali non sue (il lavoro degli studenti è a nome del docente), a scambio di file e password riservati tra gli utenti, a cancellazioni indesiderate dei file tra studenti e a facili manomissioni delle app e delle configurazioni.
Diciamola tutta: usare Drive e le Google APPs è comunque molto di moda, anche il progetto Riconnessioni della Fondazione per la Scuola sta chiedendo alle scuole partecipanti di formare 10 divulgatori “Google Educators” (candidature aperte fino al 15 gennaio). Come già detto nelle scuole dove ciascuno studente è dotato del suo tablet, smartphone o chromebook, funziona anche bene, poi è gratis; ma, facciamocene una ragione, noi non siamo americani e non riusciremo mai a comperare un tablet/chromebook per ciascuno dei nostri studenti.
Con le differenze tecniche specifiche di ogni piattaforma lo stesso ragionamento vale ovviamente anche per gli account iCloud e Microsoft nel caso che i tablet iPad o Surface vengano utilizzati in maniera condivisa da più persone.
Ma anche usando il BYOD all’Italiana, dove i ragazzi portano il loro SmartPhone, la creazione di utenti su Google a nome della scuola diventa inutile perché i ragazzi in quel caso sarebbero già dotati del loro account cloud personale e non avrebbe più senso crearne un secondo con ulteriore ed inutile dispendio di tempo e di lavoro. Meglio usare piattaforme più adatte per le scuole e non pensarci più.
Bad practice. Usare dispositivi condivisi è fortemente sconsigliato, proprio perché espone a malware e virus, furti di identità e sono sempre un punto di vulnerabilità delle reti scolastiche. Se proprio li si vuole usare bisogna fare login su chrome in MODALITA ANONIMA. Questo aggira il problema per usare direttamente Google drive con IL PROPRIO UTENTE PERSONALE. Le identità digitali sono della PERSONA non della scuola e la scuola deve vivere nel mondo connesso. Quello che insegna la fondazione per la scuola è best practice riconosciuta a livello mondiale.
Marco Antonio Baldassari
Slideshare.net/mabebooks
Ovvio! se la teoria vola alta ma, nelle scuole, non arrivano i dispositivi personali la best practice non si realizzerà di certo. Poi se anche la “fibra promessa” tarda ad arrivare altro che Bad direi Worst Practice 😉