Oracle, dopo aver fatto scappare anni fa gli sviluppatori di OpenOffice, ha deciso ora di mettere la licenza di Java a pagamento! Potrebbe essere un tentativo di Oracle di affossare per sempre Java oppure un metodo più subdolo per chiedere royalties a tutta la comunità degli sviluppatori che usano Java come base per le loro applicazioni.
Sul sito di Java, e con gli ultimi aggiornamenti, gli utenti leggono da qualche tempo questi messaggi:
Gli aggiornamenti pubblici per Oracle Java SE 8 rimarranno disponibili per uso individuale e personale almeno fino alla fine del 2020.
Gli aggiornamenti pubblici per Oracle Java SE 8 rilasciati dopo gennaio 2019 non saranno disponibili per uso aziendale, commerciale o di produzione senza una licenza commerciale.
Da gennaio 2019, quindi, basta uso gratuito a meno di essere un utente individuale (e le scuole non lo sono!)
E, dal momento che tutte le app di android sono sviluppate in Java, le conseguenze potrebbero essere devastanti:
https://www.tomshw.it/altro/google-difende-java-su-android-oracle-e-ipocrita/
Per fortuna Android non usa la pesantissima macchina virtuale Java di Oracle ma l’ottima Dalvik che è stata riscritta da capo proprio per aggirare i problemi di licenza e di codice chiuso che erano presenti in Java Oracle. Anche sulle macchine Linux è disponibile OpenJDK che è open e quindi esente da questi problemi di royalties.
E noi a scuola? La macchina virtuale Java per Windows è un must-have che installiamo da sempre e che ci rallenta mostruosamente i PC con continui aggiornamenti. Per fortuna i software didattici che usano Java sono sempre meno e, quindi, è l’occasione buona di non installarla mai più. Anche il MIUR e il CINECA dovranno fare i conti con la nuova licenza per i prossimi concorsi e per le prove di maturità! Non si possono certo somministrare esami di Stato con software non in regola con le licenze.
E i libri di testo? Molti libri di testo hanno inserito Java (per PC) come linguaggio di programmazione ideale. Il mondo degli sviluppatori potrebbe abbandonare Java per PC e, quindi, potrebbe essere strategico aggiornare i testi con qualche linguaggio emergente come JavaScript oppure giocare di anticipo con lo sviluppo di APP con Android Studio che usa Java ma non è lo stesso Java di Oracle.
Infine, per la pubblica amministrazione (non solo italiana), potrebbe essere ancora peggio: seguendo le linee guida per l’open source nella PA molti software gestionali sono stati sviluppati in Java con una scelta discutibile in quanto la licenza non era 100% open. Ora bisognerà utilizzare una nuova macchina virtuale o acquistare migliaia di licenze e i costi ad oggi non si conoscono ancora. Steve Ballmer ex CEO di Microsoft diceva che le amministrazioni che scelgono l’Open Source spendono il doppio… aveva torto: con la nuova licenza di Java potrebbero spendere il triplo! 😉
Con il senno di poi, la battaglia legale SUN-Microsoft di tanti anni fa che obbligò Microsoft a rimuovere Java da Visual Studio ed a rinunciare alla propria macchina virtuale, oggi che Visual Studio è gratuito e sta diventato Open Source è perfino stata controproducente!
In qualsiasi caso il progetto originale di avere un linguaggio universale e globale per qualsiasi dispositivo secondo lo spirito degli ideatori (Stanford University, James Gosling, SUN) potrebbe essere davvero al capolinea.
[…] Java sempre meno open: dal 2019 a pagamento! […]